Mostre
Last weekend / Nel Segno dell’Angelo 1993/2013
Ultimo WEEKEND per NEL SEGNO DELL’ANGELO a Reggio Emilia-Fotografia Europea c/o SPAZIO ICARUS Viale IV Novembre. Molta gente (aficionados del festival) l’ha definita una delle migliori mostre dell’ottava edizione, qualcuno lo ha pure scritto. Per me che da 20 anni mi dedico anima e corpo a questo lavoro è una grandissima soddisfazione. Ringrazio i visitatori, in particolar modo i reggiani che PRAGMATICAMENTE hanno fatto Tam Tam (la mostra è stata mal pubblicizzata dal FESTIVAL) portando ogni weekend amanti della fotografia a visitarla. Coloro che apprezzano la stampa FINE ART si sono trattenuti lungamente a parlare col sottoscritto.
A monte di un investimento di 6000 € totali per 6 weekend di apertura (per la mia economia vi assicuro è un bel sacrificio) sono stato ripagato DALLA GENTE che mi si è fatta attorno. Ho avuto modo di conoscere nuovi amici Lorenzo Fontanesi Ermanno Bartoli Dorian Paderni Nicola Montanari Khadija Lamami e altri ancora…ho fatto alcuni Angeli mentre ero lì all’Icarus da Marco Pedrazzini….ora siamo al giro di boa finale….GRAZIE DI CUORE A TUTTI…chi non l’ha vista ancora….passi!
ph-Alice Piscitelli …domenica scorsa….
…sì perchè ho fatto 4 angeli a Reggio…alcuni ritratti… le foto di un gruppo splendido Ziryab ( brani della tradizione classica e popolare appartenenti al Medio Oriente, Turchia, Grecia, Macedonia e Maghreb, in una rivisitazione contemporanea )…….mai stare con le mani in mano e…..con i piedi per terra…IN ALTO IN ALTO IN ALTO IN ALTO IN ALTO IN ALTO IN ALTO IN ALTO !
Alberto Terrile ed i suoi Angeli Slow Motion
Reggio Emilia
Alberto Terrile non cessa di dare immagine ad un soggetto umano dall’io multidimensionale e dall’essenza mutante. Ricorre il ventennale della sua serie fotografica, rigorosamente in bianco e nero, di Angeli, apprezzata anche, negli anni Novanta, dal regista tedesco Wim Wenders, che ne ha selezionato le opere in vista della mostra personale a Berlino. Una serie che esprime, nella sua estatica bellezza, l’intenzione di sollevare da terra il soggetto umano, prevalentemente femminile, per scoprirne la dimensione leggera e fragile, misteriosa e inafferrabile. Ne scaturisce una galleria di corpi levitanti, senza essere magici, di volti impenetrabili, investiti di una destinazione, di un destino altro. Sovente le giovani donne rappresentate indicano con la mano una direzione: quell’altrove a cui tutti tendono, il luogo dell’alterità, del doppio di sé con cui convivere o dell’altro con cui dialogare.
Gli Angeli di Alberto Terrile, colti nell’istante del distacco dal suolo, vanificando la forza di gravità, diventano metafora di una prospettiva orizzontalmente più ampia e verticalmente più elevata, di un cambiamento di ottica, di velocità, di connettività con soggetti e situazioni altre, di adeguamento o resistenza a mutamenti epocali di ogni ordine, sia dal punto di vista tecnologico, che etnico, ecologico, socio-politico, culturale. Quello di cui i suoi Angeli diventano indice da seguire non è la piatta adesione ad uno standard comportamentale di superficie, di leggerezza, di disimpegno, di apparenza, ma di apertura creativa ad un comportamento fondato su valori sostanziali, da vivere con spirito illuminato. I seducenti soggetti angelici slow motion fotografati da Alberto Terrile diventano allusione trasparente alla velocità insostenibile, alle performance estreme richieste all’individuo e alla collettività nel mondo del lavoro, dei trasporti, dello spettacolo, dello sport, del sesso, della ricerca scientifica, della professione, con l’esito di un crescente e diffuso malessere rilevabile nel cuore della società del benessere. Nel messaggio estetico di Alberto Terrile esplicito è l’armonico equilibrio tra luce e ombra, realtà e sogno, attualità e virtualità del presente, implicita è la condanna verso l’irresponsabile effetto anestetico esercitato dai mass media nella rappresentazione della guerra, della violenza, della mancanza di solidarietà interpersonale.
Nella singolarità di ogni ritratto si profila una galleria di specchi in cui si riflettono frammenti del mondo, momenti della collettività in cammino verso una meta che è il cammino stesso. Quei sollevamenti istantanei da terra verso l’alto agiscono come distacco dalle contingenze del quotidiano per toccare un livello altro di consapevolezza e di coscienza. Nello sguardo di Alberto Terrile si rispecchiano i volti familiari o estranei di quella interminabile teoria di soggetti che hanno, nel tempo, posato per lui, con cui l’artista ha sposato momenti di esistenza e di attività, di sogno, cammino, crescita. A ben guardare è visibile, alle sue spalle, una moltitudine di persone anonime o di star, studenti o studiosi, di palcoscenici scintillanti di luci o immersi nell’oscurità, che aspettano un suo scatto per venire alla luce, alla vita di una rappresentazione unica, irripetibile. Si profila così, in controluce, un ritratto dell’artista nei momenti di ritiro nel silenzio e nella solitudine o di immersione nella folla degli spettacoli e dei concerti di massa, in certe ore della giornata in quegli abitacoli urbani che sono i mezzi di trasporto, o quando, distrattamente, deambula da un vicolo all’altro del centro storico genovese, parigino o berlinese, cercando, come un flâneur del terzo millennio, quell’unico sguardo tra la folla che gli trasmetta la risposta a quell’interrogativo che non cessa di porsi.
Viana Conti
Genova,10 novembre 2012
3 Comments
vittoriana
Alberto sei un mito … a portata di umano …a presto
Attilio Zinnari
Tu riesci a tirare fuori l’Angelo che è in me… che sono un vecchio Orso Grigio
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