Varie
Mi tasto “ se ci sono”
Medard/closed portrait/13Giugno 2012
Non mi considero l’ultimo baluardo della consapevolezza in fotografia, non ho tanto ardire. Mi guardo attorno, incrocio con lo sguardo tante cose senza senso. Derivative e fragili, parlo di letteratura, di musica, di cinema e soprattutto di fotografie mal composte e “postprodotte” ancor peggio. Non voglio cadere nella trappola del “ ai miei tempi” perché ho cercato da sempre con la mia fotografia in bianco&nero ( posso dire “la mia” dopo trent’anni di amore incondizionato e devozione?) di sfuggire le connotazioni temporali, sta il fatto che ultimamente ( che è sempre più spesso) sono costretto a toccarmi per “sapere se ci sono”.
E’ la vecchia storia di sempre, la ricerca del successo a tutti i costi, basta leggere alcune biografie senza andar tanto indietro nel tempo, per scoprire che è sempre stato così con le idee : sgomitare, rubacchiare, fingere che sia farina del proprio sacco e una volta colta l’occasione ( saliti sul treno) correre alla meta. Alcuni che hanno perseguito questo iter sono divenuti poi famosi e in fondo si sono dimostrati a conti fatti pure bravi andando avanti con arroganza pena poi una fragilità interiore da supportare con aiuti esterni : droghe, dipendenze affettive ( la moglie,il marito & il mentore) gli strizzacervelli, la fede ( mediamente scoperta dopo decenni di eccessi, ovvero la sindrome di San Paolo).
Penso a tutto questo vivendo e insegnando, leggendo “Please Kill me” di Legs Mc Neil & Gillian McCay, ascoltando e respirando “il mio tempo” quello che sto vivendo. Esiste un ritmo costante tra un’ epoca e quella successiva, nel mentre accadono cose. Mi considero da sempre attento alle scene giovanili che si sono sviluppate “sotto” “contro” e parallelamente “dentro” alla cultura mainstream del proprio tempo. Mi considero ancora legato a dei valori di Visionarietà che forse oggi sono stati messi un po’ in disparte perché retaggio di un epoca ( sempre questo dannato tempo) che è stata sovrascritta da quella attuale.
Avanti tutta allora: volti illuminati da schermi di telefoni sempre più evoluti, mentre si guida, mentre il bus ci trasporta, mentre si fa lezione o quando si schiude l’alvo per defecare.
ILPENSIERODICERONETTI
P.s: Stamane ho rovistato nei miei pensieri compiendo un gesto inutile per “un lettore” e utile (forse) solo a me. Del resto questo è un diario. Ho steso due o tre cose dette negli ultimi giorni in differenti situazioni quindi con persone diverse.Ho vuotato il sacco su una pagina bianca e “illuminata” ( perché vivo questo tempo verso il quale rimarco certe debolezze) di uno schermo di computer e ora… un po’ più “leggero” mi appresto a dedicarmi alla parte di editing de “Lo strano concetto di Alice” con i ragazzi terribili come li chiamo io….o con i disabili per come li definisce la lingua italiana.
One Comment
Enrico Savi
Vedo Ogni giorno in certi corridoi ,dove abito quotidiamamente e dove vendo il mio lavoro,alcuni tuoi lavori fatti su una nave.
Credo mi riconoscerai,per quello che ho detto.
Ora aggiugo solo:
“Bello”….null’alto ,penso che basti.
Boa Sorte.
Enrico