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Varie

Posted on 02/04/2007 at 11:50 by Alberto Terrile / 14 Comments

DISCIPLINA E MAGGIOR RIGORE (GO HOME)

Nel 1976 mia madre insegnando non poteva andare al ricevimento professori, chiese quindi una nota ad un docente circa il mio rendimento in una delle materie artistiche….ed ecco la risposta.
Questa come altre cose dette a voce dalla preside, avrebbero  potuto decretare in quel tempo il mio abbandono del liceo artistico e una migrazione verso il liceo Classico. Mi opposi. Ero incostante e lo resto tutt’oggi, la struttura razionale è qualcosa che non mi apparteneva allora, né mi appartiene oggi, ma io sapevo che in me c’era creatività da sempre…solo che non sapevo come modellarla. Fui fortunato col professore di figura del liceo il sig  Guido Zanoletti, che capì che ero un chiacchierone, un confusionario, ma vide lontano, o meglio avvertì in me ciò che io oggi trovo in certi miei allievi…quel fuoco che arde indipendentemente dalla tecnica, dalla struttura e dalla modalità. Il vizio della docenza in genere è la struttura, quella cosa che a certa gente toglie il respiro…come quando mi costringevano a rifare le nature morte di Morandi.
Oggi a scuola si racconta del mio sperimentare di allora…quando ero considerato…uno di quelli che ci provava…è che per operare con la creatività…se c’è bisogna stare molto attenti a cosa uno produce attorno ai  20 anni più che a trenta o quaranta…..e occorre capire come “quella cosa che potrebbe balbettare” non possa divenire la rampa di lancio per il futuro, se contiene in fase seminale ciò che diventeremo.
Quindi:

Guardate  un neonato con attenzione e focalizzatevi sul suo sguardo, imparate a crescerlo e invecchiarlo nel tempo di un’ occhiata.

Io lavoro così … Sabato e Domenica ho fatto PERCORSI MAGICI il mio workshop per innalzare la soglia percettiva sul colore, gli allievi del Corso Base  erano contenti…vedevano davvero tutto l’azzurro contenuto nella città…e non immaginavano ce ne fosse così tanto.
Il metodo  che utilizzo è costruito e testato su me…..che sono sempre stato distratto,incostante  e privo di struttura….oggi mi dico “FORTUNATAMENTE”!!!

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14 Comments

  • maudite

    02/04/2007 - 11:21

    “suo figlio potrebbe eccellere, ma non si applica. E’ incostante”.

    Era il “verdetto” di ogni sacrosanto incontro genitori/insegnanti. E’ una vita che sento dire la stessa cosa.

    E la verità è che non mi sono mai autodisciplinato ne mai penso riuscirò a farlo, per la semplice ragione che lo reputo inopportuno.

    Adoro vivere con passione le situazioni. Se non vi è passionalità, non vi è motivazione.

    Quando mi ritrovai “dall’altro lato della barricata”, come insegnante, trovai molta più soddisfazione nel seguire quelli incostanti; ed era bello poter trasmettere, insegnare, stimolando la loro passione, per osservare poi la “genialità artistica” intrinseca in ogni mente (o cuore) particolarmente sensibile.

    Quindi mi trovi, come sempre, pienamente d’accordo su tutto ciò che hai scritto :)

    Reply to comment
  • utente anonimo

    02/04/2007 - 13:00

    Alberto, una curiosità.

    Come viveva tua madre, per di più insegnante, questi momenti?

    Titola Bollea “Le madri non sbagliano mai”, sarà poi vero? Direi di sì, per il fatto che le detta l’amore. Ti assicuro che non è facile.

    Una madre.

    Giuliana

    Reply to comment
  • albertoterrile

    02/04/2007 - 13:53

    Mia madre per scelta non ha mai fatto elogio del figlio quando raggiungevo traguardi, nè mi ha demolito o demotivato… quando leggeva le righe che ho pubblicato.Lei cercava da buona insegnante di capire anche attraverso me…le pareva strano che non andassi bene visto che da sempre dipingevo…non conoscevo la teoria dei colori ma l’applicavo….ecco mia madre mi ha appoggiato nella scelta scolastica d’Arte….la trovai poi molto più incerta quando entrai nel mondo del lavoro…della fotografia…perchè lì non era il suo territorio e conseguentemente aveva un idea falsata come hanno i più….e vedeva il mio propendere verso l’Arte….non accettandone però i compromessi come una spada di Damocle.

    Oggi ritengo sia contenta nel vedere che senza appoggi politici,senza marchette istituzionali,senza amicizie famigliari di prestigio io sia riuscito a crearmi il mio spazio….forse gradirebbe vedermi piazzato con uno stipendio fisso scolastico, piuttosto che “essere free lance a partita iva dall’85″….ma credo possa esser soddisfatta così.

    Reply to comment
  • utente anonimo

    02/04/2007 - 16:02

    beh..direi che negli anni “un impegno preciso e consapevole ti ha portato quasi con facilità su livelli sufficienti,” ahahahahahahah!!!!! Fantastico il prof eh? Spero legga questo suo appunto su di te, oggi!

    bacini

    mariatelodicevo

    Reply to comment
  • utente anonimo

    02/04/2007 - 22:59

    A morte i professori bastardi.

    Uccidiamoli tutti.

    Parassiti statali che non fanno nulla.

    Reply to comment
  • utente anonimo

    03/04/2007 - 07:27

    Evviva le veline.

    Evviva Il grande fratello, Wanna Marchi e i politici che si insultano alla TV e alla sera vanno a cena insieme da Fortunato al Pantheon.

    Abbasso Raciti e Gherardo Colombo.

    Evviva il MedioEvo, i Barbari e Attila.

    Aooooohhhh…

    Evviva chi non paga le tasse.

    Abbasso gli onesti e chi ci crede.

    Ma guai a fare tutti come me.

    Quancuno che se lo prende in quel posto ci vuole.

    Ritorniamo alla schiavitu’, al feudalesimo e al vassallaggio.

    Non serve saper leggere e scrivere, basta saper imbrogliare.

    Taricone.

    Reply to comment
  • albertoterrile

    03/04/2007 - 08:20

    Ogni professore dovrebbe sapere al di là del suo contratto,cosa potrà fare nel bene come nel male…e comportarsi di conseguenza.E’ un problema di coscienza…e della misura di questa…oltre che di educazione.

    Reply to comment
  • albertoterrile

    03/04/2007 - 08:51

    …circa ciò che dice Taricone….fate come me NON GUARDATE LA TV….andate al cinema, guardatevi un dvd o leggete un bel libro….IL PALINSESTO ME LO FACCIO IO….non c’è sky che tenga…..idem per la RADIO….impariamo a renderci autosufficienti rispetto ai mezzi……

    …e provate a guardare un alba,un tramonto,il vento che muove foglie o panni stesi,lo scorrere dell’acqua di un torrente,sui vetri come su un volto che piange per la gioia o per la tristezza…. senza che lo sguardo si faccia cartolina….pieno del contemplare ciò che stà all’origine!!!

    Reply to comment
  • utente anonimo

    03/04/2007 - 09:39

    anche dalla struttura nasce la bellezza: Kurt Goedel, Maurits Escher, JS Bach, Jorge Luis Borges sono i primi esempi che mi passano per la testa.

    non disprezzate la struttura! e` un modo come un altro di essere bellezza.

    cdb, l’ingegnere

    Reply to comment
  • gioeco

    04/04/2007 - 19:02

    Con me i professori hanno sempre avuto buone parole: creatività caotica, tipica di un umanista alle prese con le tecniche, ossia sguardo appeso, mente assente solo apparentemente.

    Poi mi sono addormentato…. ho deluso tanta gente in primis me stesso…

    E’ storia di oggi che mi son svegliato poca fa, sono ancora intorpidito.

    Sto resistendo da 100 giorni, 100 ore, 100 minuti ma sento che reggerò ancora per molto.

    Mi riaddormenterò di nuovo sulle immagini di Sky e le repliche sonore di Sanremo.

    Per non dimenticare mi son messo nella tasca una foto così quando la guarderò penserò alla mia vita assieme a Voi.

    Cordialmente

    Giòeco

    Reply to comment
  • CarloAltair

    10/04/2007 - 17:53

    Vedi Alberto,

    quando io ero ragazzo, a scuola, anche io ho avuto tanti insegnanti che mi hanno fatto soffrire.

    E li disprezzavo. E pensavo che avrei sicuramente fatto tutto diverso, se avessi potuto.

    Allora non avrei mai immaginato che srei diventato io stesso insegnante.

    Non era la mia vocazione.

    Volevo diventare uno scienziato.

    Lì avevo una vera vocazione. E me lo dicevano tutti, altre persone, persone in grado di dare un giudizio valido. Professori di Yale ( la quarta università del mondo ). E ho avuto la mia chance per realizzare quella vocazione/sogno. Andai a Yale. Poi feci delle scelte sbagliate e ora mi trovo io a fare l’insegnante.

    Non è la mia vocazione, ma siccome mi ritengo una persoan seria e onesta, non accetterei mai di fare un lavoro di mala voglia o solo come ripiego. Perciò ce la metto tutta per cercare di farlo bene.

    Eppure….

    Eppure ora mi rendo conto che difficilmente riesco a fare meglio dei miei insegnanti che tanto disprezzavo.

    Mi rendo conto che tanti erano semplicemente oneste persone che onestamente svolgevano il loro lavoro nel migliore dei modi.

    Oggi lo so perché mi ritrovo nei loro panni.

    E oggi so quanto vale ciò che mi diedero. Dopo aver girato mezzo mondo e diversi continenti, dopo aver conosciuti sistemi educativi neli USA e in tante città d’Italia.

    Non cambierei la scuola che ho fatto con nient’altro al mondo !

    La scuola che frequentai mi ha fatto arrivare a Yale, a una delle prime unversità del mondo, da vincente, mi ha fatto arrivare con gli strumenti per capire là dove altri erano ciechi.

    Volete una chiave per capire gli altri ? Una chiave per convivere pacificamente ? Provate a mettervi nei panni degli altri. A immedesimarvici, a immaginare : io che cosa farei, se mi trovassi al suo posto ? Ma non al suo posto con le tue prerogative e i tuoi vantaggi. E’ pieno di film ( Pozzetto, Tom Hanks, mi pare ) in cui il papà e il figlio si scambiano. Il figlio deve provare a mettersi nei panni del papà con tutte le responsabilità di quello. Con la responsabilità di dargli da mangiare, di crescere una persona, di rispettarlo, di non fargli male. Allora negare un gelato non è più una proibizione o un atto di cattiveria, ma di protezione, di rispetto per la sua salute e per il suo fisico che ancora deve crescere.

    Eh… eh… eh… sarebbe troppo semplice.

    Caro Alberto, quando io leggo questa lettera, vedo solo le parole di un’onesta persona che cerca di fare il suo lavoro, avvicinandosi e aiutando uno studente e la sua famiglia. Forse lo studente non ha ancora capito che va a scuola per imparare e per avere degli strumenti che lo aiuteranno nel suo futuro. Forse per affermare la sua personalità ha bisogno di ribellarsi. La madre è anche un’insegnante e perciò lui vede negli insengnanti soprattutto il segno dell’autorità che non vuole sentire discussioni e che si impone. Ma un’insufficienza per un’insegnante non è un giudizio morale, non è una punizione, un castigo, un’arma di tortura verso poveri adolescenti. E’ un modo di segnalare che qualcosa va cambiato nella maniera di procedere all’apprendimento. E basta.

    Ora io non posso dare giudizi assoluti.

    Non so se ci sia stato dell’altro per cui quell’insegnante ti ha fatto soffrire. Può benissimo darsi. Ma la lettera che pubblichi è una cosa semplice e onesta. Non è un giudizio assoluto sulle tue capacità come persona. Non vuole dire : “Sei un buono a nulla e sempre lo sarai.” Significa : “Nel contesto della scuola, in cui ci si trova in tante persone tutte insieme, servono alcune norme per riuscire a incanalare quello che si può fare insieme. Io non posso regalarvi la Conoscenza per magia. La troverete da voi. Però posso darvi dei consigli. Perché ci sono già passato e ho vissuto la stessa esperienza. So già quali strade sono senza uscita. Le chiamo sbagli. E se uno le imbocca posso dire subito che sarebbe più utile fare in un’altra maniera. Per non fargli perdere tempo. Per non fare perdere tempo a tutte le persone che sono riunite in un’aula. Certo, posso sbagliare anch’io. Sono un essere umano, non la perfezione assoluta. Inoltre per potere fare questo ho bisogno di un poco di rispetto, per la mia persona, per il mio lavoro. In modo che possa essere ascoltato ciò che consiglio.”

    Caro Alberto, io ho imparato anche da quelle persone che mi hanno imposto una visione parziale, limitata, che mi volevano far studiare Manzoni e me lodecantavano come poeta, quando invece di poesia nelle sue filastrocche stupide non esiste nemmeno un’ombra. E invece io avrei voluto navigare nell’altezza dei pensieri nobili di Dostoevskij, di Jack London e mi sarebbe piaciuto che mi avessero fatto provare a scrivere, a creare, a sperimentare diversi stili ( un dialogo ? una descrizione ? un personaggio fuori dalla narrazione ? un personaggio che vive insieme agli altri ? uno che parla come loro ? uno che spiega al lettore ciò che succede ? oppure uno che ancora non lo capisce bene perchhé si trova coinvolto negli eventi ? ).

    Mi piacerebbe che un genitore mi venisse a dire : “Grazie, sa ? Per quello che fa per mio figlio, per dedicare la sua vita e le sue energie a fare quello che io non ho tempo di fare. Sa ? Io per mio figlio desidero il meglio. Non gli compro la carne marcia a basso prezzo, ma solo il filetto di prima qualità. Così anche per quello che entra nella sua testolina, che è la cosa più importante, perché è il modo in cui lui penserà per tutto il resto della sua vita, è il suo modo di essere stesso, così assimilato che gli sembrerà innato e non riuscirà nemmeno più a capire quanto sia dovuto a lui stesso e quanto invece a ciò che gli arriva dall’esterno.

    Come le nostre cellule sono proprio il cibo che mangiamo, rielaborato, così anche la nostra mente sono le esperienze, i ricordi e le cose che vediamo digerite. Per questo è importante che mio figlio abbia un insegnante bravo, che lo apprezzi, che lo stimi, che lo rispetti, che non ceda alla sua pigrizia o che non si lasci distrarre dalle sue bizzarrie giovanili, di ragazzo che sta scoprendo tutte le possibilità del mondo e della vita. E non voglio un povero sfigato, frustrato, mal pagato, che nessuno rispetta. Ma voglio una persona equilibrata, sana e serena, che lo metta nelle migliori condizioni di crescere velocemente”.

    Poi c’è anche un’altra cosa, Alberto.

    Un adolescente ha un mondo emozionale diverso da un adulto. Io ricordo ancora le parole che mi hanno fatto male da ragazzo. Oggi simili parole mi passerebbero inosservate. Certo è una cosa che ogni insegnatne dovrebbe sapere e a cui dovrebbe stare attento. Tu controlli ogni parola in modo che ogni persona possa ricordarla con piacere se la scolpisce nel marmo della sua memoria ?

    Sai, è diverso insegnare a un gruppo di persone che vengono da te per una precisa scelta, motivate, e senza i genitori, dove puoi scegliere a tuo piacimento ciò che vuoi raccontare loro, senza dover seguire un programma ministeriale sennò poi i genitori ti fanno ricorso o i figlio non possono superare le prove di ingresso all’università. E senza che i genitori vengano tutte le settimane a chiederti conto di quello che fai o addirittura ad attaccarti e a dirti che cosa e come devi farlo.

    A scuola, la maggior parte degli studenti ci va perché ce li mandano i genitori, non perché ci vuole andare. Eppure tutti sanno che non è possibile imparare nulla, se non si vuole imparare. Un insegnante è solo come un allenatore di un saltatore in alto. Ti vede da fuori e ti può dire se sbagli la rincorsa, dove devi saltare, che dieta devi seguire, se ti sei allenato abbastanza, quanto tempo ti ci vorrà per migliorare di 10 cm. Ma non può fare il salto per te, non può darti al forza delle gambe, se non ce la metti tu.

    Approfondimenti bibliografici : “Il Profeta” di Kahlil Gibran. Capitolo : “Maestro, dicci dell’insegnare…”

    Saluti, Carlo.

    Reply to comment
  • CarloAltair

    10/04/2007 - 18:22

    Il Profeta

    Disse allora un insegnante : Parlaci dell’Insegnamento.

    Ed egli rispose :

    Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell’albeggiare della vostra conoscenza.

    L’insegnante che cammina all’ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore.

    S’egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente.

    L’astronomo può parlarvi della sua comprensione dello spazio, ma non può donarvi la sua comprensione.

    Il musicista può cantarvi il ritmo che è nell’universo, ma non può prestarvi l’orecchio che trattiene il ritmo, né la voce che lo echeggia.

    E chi è esperto nella scienza dei numeri potrà parlarvi dei campi, del peso e della misura, ma non vi ci potrà condurre.

    Giacché la capacità di visione di un uomo non presta le sue ali a un altro uomo.

    E come ognuno di voi è unico al cospetto di Dio, così ognuno di voi dev’essere solo nella sua conoscenza di Dio e nella sua comprensione della terra.

    — Kahlil Gibran, da “Il Profeta”, 1923

    Reply to comment
  • CarloAltair

    10/04/2007 - 18:33

    Altrimenti ? Altrimenti vi arrabbiate ? No ! Siamo già arrabbiati !

    ( Citazione da un film con Bud Spencer e Terence Hill )

    Sia Alberto che io conosciamo una modella vivente molto professionale. Alberto, prova a chiederle se non le farebbe piacere un po’ più di disciplina quando parte la gara di rutti oppure quando gli studenti se ne vanno in giro mandando sms col cellulare, mentre lei fatica a stare ferma in posa “col culo per aria” ( sue parole testuali ).

    Ho avuto studenti che mi raccontavano con orgoglio di quanto si divertivano a riparare il trattore col nonno : “Ma col nonno o si fa come dice lui o… si fa come dice lui. Non come dice lui o niente… Ma : come dice lui o come dice lui e basta !”

    Altri mi raccontavano con orgoglio del “mister”, cioè dell’allenatore della squadretta di calcio, che li prendeva a parolacce se non correvano abbastanza.

    Un mio amico mi racconta che le mamme farebbero di tutto pur di non far star in panchina il figlioletto nella partita della squadretta giovanile di periferia, anche andare a letto col mister…

    E a scuola ?

    Ho letto da qualche parte qualcuno che consigliava ai genitori di leggere libri ai loro figlio per far nascere in loro il paicere della lettura. Perché una volta nato, uno legge anche di notte con la lampadina sotto le coperte.

    E osservava che quando i bambini vanno a giocare a calcio fanno fatica, perché alla fine della partita sono stravolti, grondanti di sudore e rossi come peperoni. Ma continuano ad andarci e con piacere.

    La scuola invece ?

    Gli studenti si aspettano che ti comporti come una velina o come Ezio Greggio, perché se non sai attirare la loro attenzione, non sai insegnare.

    Perché questa differenza ?

    Reply to comment
  • albertoterrile

    11/04/2007 - 12:55

    Caro Carlo hai ragione ma….

    il mio intervento,come altri precedenti sull’insegnamento era rivolto ad innalzare la soglia d’attenzione da parte di chi insegna,essendo io oggi da quella parte,non solo con i corsi liberi ma anche all’Accademia (il corso bonsai di FOTOGRAFIA DI SCENA).Era un richiamo per quanti si dimenticano che lavoriamo sulla psiche di persone giovani. Che poi la psiche degli stessi oggi sia più frutto della tele,di sky e internet che di libri e buone indicazioni famigliari questo è altro ancora.

    Ho un aneddoto: ero un piccolo (12 anni) e discreto ginnasta che in una gara regionale a causa di un’uscita sbagliata dal cavallo con maniglie venni spinto in un eccesso d’ira per terra dall’allenatore innanzi la commissione.

    L’allenatore beveva, aveva il fiato che puzzava di vino, ma io non sapevo allora nulla di ciò che scatena l’alcol in corpo, del fatto che fa fare delle enormi cazzate, forse avrei potuto capire quell’uomo, ma così non è stato e viola di vergogna decisi che dopo 5 anni di “ginnastica attrezzistica” quel giorno avrei mollato lì, e così è stato.

    Il docente che scrive a mia madre lo fa in buona fede, ma non vede, né sente ciò che ero allora….mentre Guido Zanoletti docente d’allora “ lo sentiva”…..e fui felice questo Natale quando in Accademia parlando ad una mia allieva disse :- Lui ed altri avevano già tutto dentro….è stato solo mio compito quello di aiutarli ad avanzare su una strada tracciata”.

    Imparare a guardare il neonato è questo…. …è vedere ciò che al momento non è visibile ai più….è una dote….

    ….che poi oggi regni ancor più desolazione da parte degli studenti…beh è cosa nota…io innanzi la modella mi vergognavo nel fissarla troppo quando ero al liceo, temendo le desse fastidio….resto oggi sensibile come allora……..e amo la VISIONE.

    Reply to comment

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OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FEST OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FESTIVAL 11 EDIZIONE-INDIFFERENZA
 
LE BOTANISTE 1994
 
 
Quando Alberto mi chiese, mesi fa, un contributo per LA LUNGA STRADA DI PER PAOLO PASOLINI pensai a questo lavoro mai esposto ( quindi inedito) del 1994.
 
In 5 immagini sfilano alcune delle mie influenze/suggestioni : CARAVAGGIO, LA PITTURA BAROCCA, DEREK JARMAN , COCTEAU,PASOLINI.
 
Procedo a braccia larghe nella mia esistenza, perchè desidero portar con me chi mi è caro.
 
Vado avanti con AMORE E ENTUSIASMO.
 
Sono trascorsi 28 anni dagli scatti e mi sembra che tutto sia accaduto da poco, qualche mese fa potrei dire...
 
I fatti cronologici della vita dimostrano l'esatto contrario.
 
Non importa, io sono lì in quell' ALLORA come sono QUI oggi .
 
L'entusiasmo tiene a discapito del peggiore momento storico io possa aver infilato ( proprio come un tunnel ) in 61 anni di vita.
 
Nella mia carriera ho esposto prevalentemente in musei o spazi alternativi rispetto alle classiche "gallerie" ( con cui comunque ho avuto e ho rapporti).
 
Con l'ex ospedale psichiatrico ho un rapporto che comincia nel 1988 .
 
Sempre a Quarto tra il 1994 e il 1997 ho realizzato alcuni pezzi del mio work in progress NEL SEGNO DELL'ANGELO.
 
Spero di vedervi A QUARTO/EX OSPEDALE PSICHIATRICO Via Maggio 4 oggi pomeriggio alle 17...
#albertoterrile #albertoterrilefineartphotography #opening #inauguraziome #quartopianetafestival #quartopianetagenova #lebotaniste
LE BOTANISTE GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 LE BOTANISTE
 
 
GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 all'EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI QUARTO IN VIA GIOVANNI MAGGIO 4, PRESENTERO' UN LAVORO INEDITO
 
LE BOTANISTE 1994 Les Aigues Vives, FR
 
 
Allego un breve estratto dal testo che ho scritto per raccontare il lavoro e il clima in cui vide la luce
 
 
"Scompigliati dal Mistral, con le bocche profumate di anice abitavamo una sorta di magico sogno di mezza estate.
Vivevamo tutti nella tenuta sita nella zona di Aigues-Vives, c'erano pittori, danzatori e coreografi, molti musicisti e un fotografo.
Si parlava prevalentemente il Francese e lo Spagnolo.
La masseria viveva un continuo andirivieni di persone, alcuni si portavano appresso la famiglia. C'erano quindi anche parecchi bambini che divennero ben presto soggetto di molte mie fotografie.
Mangiavamo tutti assieme nel patio di Jackie e Angele, ci scambiavamo esperienze e condividevamo progetti lontani anni luce dalla dimensione attuale così sporca di autoreferenza e traghettata ogni dove da internet.
Ognuno manteneva le sue radici culturali e il suo approccio creativo per arricchire l'altro e mai per scavalcarlo.
Ero stato soprannominato "il piccolo italiano". Sempre pronto a documentare fotograficamente persone, luoghi, eventi o a duettare con il mio set d'armoniche e la voce con i musicisti che passavano di là."
( continua)
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TRATTENERE Se il quadro è una copia della cosa TRATTENERE
 
Se il quadro è una copia della cosa raffigurata, allora la fotografia ha un fondamento più autentico che racchiude in sé qualcosa di «magico» dell’oggetto. La fotografia coglie, trattiene ed esprime la riverberazione della magia che l’oggetto suscita. In una parola, scrive Susan Sontag, mentre il quadro raffigura, la fotografia acquisisce.

Attraverso la fotografia, ci impossessiamo dell’oggetto per sostituzione. Se comprendiamo questo, allora riusciamo a spiegarci il senso di unicità che si accompagna a certe fotografie: quelle, cioè, che trattengono momenti, cose o persone non più presenti. 

Quest'estate ho percorso più volte il tratto di strada che la foto del 2005 mostra.
Da decenni transito da ambo i lati di quella via ma preferisco il senso impresso dalla foto. Per me, quella direttiva che vede Casa Morsiani sulla sinistra significa arrivare a casa, la casa in mezzo ai monti di Iola.

Gli alberi non ci sono più. Sono stati tagliati. Il mio sguardo si duole al pari del cuore.
La ragazza esiste. Oggi è una donna, una mamma.
La stampella apparteneva a mia zia Elena scomparsa da tempo.

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