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Varie

Posted on 25/07/2011 at 07:26 by Alberto Terrile / 1 Comment

Photobucket R. Krieger e R. Manzarek a Parigi sulla tomba di Jim Morrison

I numeri più comuni della morte : 37 e 27

 

La morte è l’unica vera forma di democrazia cui nessuno può sottrarsi ed è per tutti, famosi e non.

Sulla soglia dei trentasette anni si fermarono molti divini fanciulli della pittura: Raffaello,Parmigianino,Valentin de Boulogne,Watteau,Van Gogh,Toulouse Lautrec,Tancredi,Gnoli,Manai, mentre non superarono il traguardo dei 27 anni  gli spiriti inquieti di J Hendrix,J.Morrison,J.Joplin e non ultima ieri Amy Winehouse.

 

Senza pretese di completezza uno sguardo sulle morti rock:

Stuart ADAMSON, Big Country (16/12/2001)
Dagli Skids di Richard Jobson ai propri Big Country, lo scozzese Stuart Adamson si fece notare per un trucchetto chitarristico, un tipo di accordatura che gli consentiva di simulare con lo strumento il suono di una cornamusa. Soggetto a forti crisi depressive, alcoolizzato, Stuart Adamson si è ucciso impiccandosi in una camera d’albergo alle Hawaii. Aveva 43 anni.
– Big Country, “The crossing” (1983)

Duane ALLMAN, Allman Brothers Band (29/10/1971)
Grande chitarrista dei rockers sudisti Allman Brothers Band, Duane morì in un incidente motociclistico all’età di 24 anni. Indimenticabile la sua partecipazione a “Layla”, dei Derek and the Dominos di Eric Clapton.
– Allman Brothers Band, “Live at Fillmore East” (1971)

Marc BOLAN, T. Rex (16/9/1977)
Mark Feld, alias Marc Bolan, chitarrista e compositore, era una star del movimento glam con i suoi Tyrannosaurus Rex (accorciati in seguito in T. Rex). Bolan morì in seguito ad un incidente automobilistico, quando la Mini Minor guidata dalla moglie uscì di strada.
– T. Rex, “The collection” (1986)

John BONHAM, Led Zeppelin (25/9/1980)
Uno dei batteristi più celebri della storia del rock, John Bonham muore al termine di una serata alcoolica e chissà cos’altro a casa di Jimmy Page. Molti parlarono di riti satanici (una delle passioni di Jimmy Page, a quanto sembra). Bonham morì in maniera classica, come molti altri suoi colleghi: soffocato dal proprio vomito mentre era in stato d’incoscienza dopo la serata “festosa”.
– Led Zeppelin, “II” (1969)

Lee BRILLEAUX, Dr. Feelgood (7/4/1994)
Leader dei Dr. Feelgood, uno dei gruppi più rappresentativi di una scena genuina e sanguigna, il pub rock inglese, Lee Brilleaux era perennemente ubriaco. Questo è ciò che si legge tra le note dell’ultimo lavoro di Brilleaux con i Dr. Feelgood (1993): “Ci rifugiammo negli splendidi studi Old Mill House dove registrammo e mixammo quattordici canzoni in altrettanti giorni. Ciò non ci inibì dal consumare copiose quantità di birra non pastorizzata alla spina in ogni piazza della città di Monmouth e dintorni. In effetti la mia personale teoria è che questo liquido fermentato regalato dalla Ceres potrebbe essere l'ingrediente indispensabile noto come "The Feelgood factor".” La morte sopraggiunse per arresto cardiaco in un periodo di forma particolarmente buona per Lee.
– Dr. Feelgood, “Singles the U.A. years +” (antologia del 1989)

TIM BUCKLEY, all'anagrafe Timothy Charles Buckley III (Washington, 14 febbraio 1947 – Santa Monica, 29 giugno 1975), è stato uno dei più importanti sperimentatori sull’uso della vocalità trasversale partendo da un timido folk blues arrivà con Lorca e Starsailor a toccare vertici infiniti di vocalità per approdare negli ultimi anni di vita ad un soul funky insipido che non gli diede il successo di pubblico che la casa discografica ambiva. Morì per overdose a 28 anni.

JEFF BUCKLEY (Anaheim, 17 novembre 1966 – Memphis, 29 maggio 1997)

Figlio del cantautore Tim Buckley, Jeff riscosse in vita la maggior fetta di fama in Francia e Australia e poi, dopo il suo decesso avvenuto per annegamento il 29 maggio 1997, in tutto il mondo, tanto che i suoi lavori rimasero famosi nel tempo] e appaiono regolarmente nelle classifiche delle riviste di settore.

Cliff BURTON, Metallica (27/9/1986)
Il bassista del gruppo heavy metal di San Francisco, morì durante un tour scandinavo: il pullman che trasportava i Metallica uscì di strada, Burton fu scaraventato fuori da un finestrino e morì schiacciato dallo stesso mezzo. Aveva 24 anni.
– Metallica, “Ride the lightining” (1984)

Randy CALIFORNIA, Spirit (gennaio 1997)
Eccelso chitarrista, Randy Wolfe incontrò Jimi Hendrix all’età di 14 anni e restò segnato per il resto della sua vita. Componente degli Spirit, uno dei gruppi dell’era dell’amore e dei fiori californiana, Randy, con il nome con cui si autobattezzò, California, incise anche alcuni, pochi dischi da solista. Nel gennaio del 1997, alle Hawaii, si tuffò in acqua per salvare il figlio dodicenne Quinn che stava annegando. Il bimbo fu tratto in salvo, ma Randy scomparve tra le acque e il suo corpo non fu mai più ritrovato.
– Randy California, “Kapt. Kopter and the (Fabulous) Twirly Birds” (1972)

Kurt COBAIN, Nirvana (5/4/1994)
È una delle morti più celebri del rock, accostata al trittico di inizio anni ’70 (Hendrix, Joplin, Morrison) e alla “leggenda” di Sid Vicious di fine decennio. Tesi ufficiale: suicidio, un colpo di fucile alla testa, confermato dai manoscritti trovati accanto al corpo (“Meglio bruciare che spegnersi lentamente”). Tesi ufficiosa: non c’è nulla di chiaro in quella morte. Il documentario “Kurt and Courtney”, di Nick Broomfield, trasmesso da RaiTre qualche tempo fa, cerca di far luce sui punti non chiari della vicenda, non giunge a nessuna conclusione, ma lascia effettivamente l’amaro in bocca. Tom Grant, il detective assunto da Courtney Love, la moglie di Cobain, per rintracciare il musicista scomparso poco tempo prima della morte, pone molti interrogativi che la polizia non è riuscita a risolvere (le frasi aggiunte ai foglietti trovati accanto al corpo; il senso delle frasi di Cobain, non un addio alla vita, ma alle scene; le impronte sull’arma non identificate chiaramente; la quantità di droga trovata nel sangue, che, secondo Grant, avrebbe reso impossibile l’atto di spararsi; la carta di credito scomparsa e via di questo passo).
– Nirvana, “Nevermind” (1991)

Eddie COCHRAN (17/4/1960)
Uno dei grandi rocker bianchi degli anni ’50. Le sue canzoni, grazie (o per disgrazia…) agli spot commerciali, sono ancora oggi conosciutissime: “Summertime blues”, “Something else”, “C’mon everybody”, “Twenty flight rock” sono inni immortali della primissima stagione del rock’n’roll. Grazie al successo che stava riscuotendo il rock’n’roll in terra inglese, Eddie Cochran s’imbarcò per la terra d’Albione per una serie di apparizioni e per un tour di dodici date. In quel tour Cochran fu in coppia con un altro rocker bianco dei migliori, Gene Vincent (“Be-bop-a-lula”): Cochran morì in un incidente d’auto (un taxi guidato da un diciannovenne) mentre stava per ripartire alla volta degli Stati Uniti. Gene Vincent rimase ferito e segnato. Eddie aveva 22 anni.
– Antologie a profusione: la mia è datata (“Three steps to heaven”), ma si può trovare anche di meglio

Darby CRASH, Germs (6/12/1980)
Due giorni prima dell’assassinio di John Lennon, a Los Angeles si consumava la breve vita di Jan Paul Beahm, alias Darby Crash, leader dei Germs, il primo gruppo punk della costa occidentale degli Stati Uniti che giunse a una notorietà nazionale. Reduce da un concerto-riunione dei Germs, che si erano sciolti da tempo e che, nelle sue intenzioni, doveva dimostrare ai ragazzini cos’era il vero punk, Darby e un’amica spesero i soldi della serata in alcool e droga. Durante il concerto, Darby pronunciò queste parole: “"Siamo qui a suonare per voi perché possiate vedere e sentire come eravamo quando i Germs esistevano. Non ci vedrete mai più". Parole profetiche. Darby Crash aveva 22 anni.
– Germs, “What we do is secret” (1981)

Ian CURTIS, Joy Division (17/5(1980)
Simbolo dell’angoscia giovanile, del buio, dell’introspezione senza limiti, Ian Curtis, leader dei Joy Division, appena lasciato dalla moglie, si uccide impiccandosi nella propria casa di Manchester: aveva 23 anni.
– Joy Division, “Unknown pleasures” (1978)

Dee Dee RAMONE, Ramones (5/6/2002)
Douglas Colvin, alias Dee Dee Ramone, bassista degli immortali Ramones, muore all’età di cinquant’anni per overdose di eroina, un anno dopo la scomparsa di un altro “fratellino” portoricano, Joey (per cancro in questo caso).
– Ramones, “Ramones” (1976)

Pete DE FREITAS, Echo & the Bunnymen (giugno 1989)
Pete De Freitas fu uno dei batteristi che più mi sconvolsero in concerto. Vidi gli Echo & the Bunnymen nel 1983, con il gruppo disposto in maniera a dir poco originale: la batteria non era al centro e sul fondo, come sempre, ma sulla destra del palco e sul limitare dello stesso. Mi piazzai lì sotto e non riuscii più a staccare gli occhi dalle figure ritmiche di Pete De Freitas, nemmeno per un secondo. Il batterista morirà in un incidente motociclistico sei anni più tardi.
– Echo & the Bunnymen, “Crocodiles” (1980)

Nick DRAKE, (25/11/1974)
Nick Drake era un talento sopraffino, compositore, autore, poeta. Nick Drake era anche un uomo dalla timidezza imbarazzante, al punto che gli riusciva difficile salire su un palco per il terrore; al punto che, in disaccordo sulle scelte artistiche e di produzione dei suoi dischi, scuoteva mestamente la testa e si rinchiudeva in un angolo, senza dire nulla. Morì all’età di 26 anni per una dose eccessiva di tryptizol, un antidepressivo. La versione del coroner fu suicidio, tesi mai accettata dalla famiglia.
– Nick Drake, “Heaven in a wild flower” (antologia del 1985)

Jimi HENDRIX (18/9/1970)
Sfolgorante stella luminosissima, Jimi Hendrix si bruciò “come una supernova” (Bruce Springsteen del 1972: non centra nulla, ma quelle parole sembrano scritte apposta). Jimi muore soffocato dal proprio vomito dopo una cena a base di psicofarmaci: aveva 28 anni.
– Jimi Hendrix Experience, “Electric Ladyland” (1968)

Buddy HOLLY (3/2/1959)
Uno dei grandi rocker bianchi scomparsi prima del tempo. Magrissimo, faccia occhialuta (immaginatevi un Elvis Costello), Buddy Holly è considerato unanimemente uno dei maggiori talenti bianchi della nostra musica. Con la morte di Buddy Holly e di Eddie Cochran, il servizio militare di Elvis e la sana pazzia di Jerry Lee Lewis, il rock’n’roll bianco finì la sua stagione. Obbligato dagli impegni e dalle necessità finanziarie a estenuanti tour, noleggiò un aereo sul quale salirono anche Ritchie Valens e Big Bopper. Sembra che il pilota fosse giovane e inesperto: qualche minuto dopo il decollo, l’aereo si schiantò al suolo. Charles Hardin Holley, alias Buddy Holly, aveva 23 anni.
– Anche in questo caso è necessario rivolgersi alle antologie.

James HONEYMAN-SCOTT e Pete FARNDON, Pretenders (16/6/1982 e 16/4/1983)
Il gruppo di Chrissie Hynde fu dimezzato dalla triste mietitora nel giro di un anno. James Honeyman-Scott, chitarrista e compositore, morì per arresto cardiaco in seguito ad abuso di stupefacenti all’età di 25 anni. Un anno dopo, fu la volta del bassista Pete Farndon, 29 anni, per un overdose di speedball.
– Pretenders, “Pretenders” (1979)

Brian JONES, Rolling Stones (2/7/1969)
Altra morte apparentemente chiara e che svela ombre misteriose mai chiarite. Sembra che Brian Jones fosse uscito dalla tossicodipendenza, anche se la bottiglia era ancora la sua compagna più assidua. Era anche un provetto nuotatore e per questo molti si stupirono della sua morte per annegamento nella propria piscina. Nei Rolling Stones i rapporti peggioravano sempre più e il duo Richards-Jagger stava prendendo sempre più in mano le redini del gruppo. Non bastasse, Jones aveva perso la sua donna, Anita Pallemberg, a causa di Keith Richards. Alcuni libri parlano di rapporti sempre più tesi tra un Jones sulla strada della depressione e alcuni figuri che lavoravano alla risistemazione della sua casa e che furono licenziati lo stesso giorno della morte. Una testimonianza anonima racconterebbe per filo e per segno la morte di Brian Jones, dovuta agli scherzi atroci dei lavoratori invitati quella stessa sera dal musicista per un party di riconciliazione. Ipotesi, null’altro.
– Rolling Stones, “Beggars Banquet” (1968)

Janis JOPLIN, Big Broher & the Holding Co. (4/10/1970)
Janis, la più grande voce nera tra i bianchi del rock, morì per un’overdose di eroina, probabilmente un errore dovuto alla sostanza troppo pura rispetto alle schifezze tagliate che la texana era solita iniettarsi. Aveva 27 anni. Da quindici giorni era morto Jimi Hendrix e questo fu uno dei commenti della Joplin: “Mi ha battuto anche in questo”.
– Big Brother & The Holding Co., “Cheap thrills” (1967)

John LENNON (8/12/1980)
Lennon fu ucciso da un suo fan, Mark Chapman, un tizio che gli aveva chiesto un autografo qualche ora prima: alle undici di sera, cinque colpi di pistola posero fine alla vita dell’ex Beatles. In una sua striscia di qualche anno fa, Danilo Maramotti fantasticò sul possibile motivo dell’uccisione: Chapman era strabico e mirando a Yoko Ono uccise John Lennon. Strabico o no, Chapman è di nuovo in libertà. Prosit!
– Qualunque cosa dei Beatles, in particolare il doppio “The Beatles”, conosciuto come White album (1968)

Keith MOON, Who (7/9/1978)
Il terremoto ritmico che sedeva dietro agli altri tre Who, morì probabilmente per un tragico errore, dovuto all’assunzione-overdose di farmaci contro l’alcoolismo che lo stava distruggendo. La morte sopraggiunse nel sonno.
– Who, “Who’s next” (1971)

Jim MORRISON, Doors (3/7/1971)
Inutile ripercorrere la vita di Jim Morrison, segnata negli ultimi anni da eccessi di ogni tipo. Morrison morì a Parigi, in una vasca da bagno. In effetti, come leggo da molti anni a questa parte, le cause della morte non sono note: lo trovò la compagna Pamela Carson (morta di overdose tre anni più tardi) e gli amici che giunsero a Parigi trovarono una bara chiusa e un certificato che parlava di morte naturale per arresto cardiaco (non fu fatta l’autopsia). Tutto questo alimentò, con il tempo, le voci che Jim Morrison non fosse morto e volesse solamente scomparire dalla circolazione. Comunque sia andata, l’intento è stato raggiunto. Jim Morrison aveva 27 anni.
– Doors, “The Doors” (1967)

Billy MURCIA, New York Dolls (6/11/1972)
Primo batterista dell’irriverente gruppo di David Johansen e Johnny Thunders, Billy Murcia morì subito dopo la registrazione del primo album delle New York Dolls. Unendo le varie fonti discordanti, sembra che Murcia, tossicodipendente, sia morto affogato in una vasca da bagno, durante il tentativo di alcuni amici di salvarlo da una possibile overdose. Cosa dire…
– New York Dolls, “New York Dolls” (1973)

Elvis PRESLEY (17/8/1977)
Elvis non aveva più il bacino magro dell’antico The Pelvis, era un uomo ingrassato, assuefatto agli psicofarmaci, depresso: morì nella sua Graceland, in seguito all’assunzione di una dose micidiale di farmaci. L’autopsia rivelò quattordici diverse sostanze assunte nelle ultime ore (tra le quali, la codeina, in dose dieci volte superiore alla quantità terapeutica) e inoltre cuore, intestino e fegato in condizioni precarie. La versione ufficiale dello staff di Elvis, giunta prima del termine dell’autopsia, parlò di aritmia cardiaca e non fu mai ritrattata.
– Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra le migliaia di antologie rintracciabili sul mercato

Bon SCOTT, AC/DC (19/2/1980)
Cantante del più famoso gruppo australiano nel mondo (con i Bee Gees), Bon Scott era un alcoolista da record, problema che raccontò anche nei suoi testi (come in “Ride on”). Morì in un giorno di febbraio del 1980, all’interno di un’automobile parcheggiata sotto l’appartamento di un amico: dopo una bevuta colossale, caduto praticamente in stato d’incoscienza, fu soffocato dal proprio vomito.
– AC/DC, “Dirty deeds done dirt cheap” (1976)

Layne STALEY, Alice in Chains (20/4/2002)
Morte solitaria nel proprio appartamento di Seattle per il cantante degli Alice in Chains. Sembra uno di quei racconti di solitudine ordinaria: una persona anziana, senza o con pochi parenti, muore e il cadavere viene scoperto solo per il fetore che esce dal suo appartamento. Staley è morto nella stessa maniera: il cadavere è stato trovato due settimane dopo la morte del cantante. Accanto al corpo, l’armamentario classico dell’eroinomane.
– Alice in Chains, “Jar of flies” (1995)

Sid VICIOUS, Sex Pistols (2/2/1979)
L’icona del punk settantasettino, bassista per modo di dire, morì per un’overdose di eroina. John Simon Ritchie, alias Sid Vicious, morì qualche mese dopo aver confessato l’omicidio della propria compagna, Nancy Spungen.
– Sex Pistols, “Never mind the bollocks, here’s the Sex Pistols”, (1977)

Ronnie VAN ZANT, Lynyrd Skynyrd (20/10/1977)
Leader e grande voce dei Lynyrd Skynyrd, il più celebre gruppo di rock sudista (sud degli Stati Uniti intendo), Ronnie Van Zant muore all’età di 29 anni in un incidente aereo, assieme al chitarrista Steve Gaines e alla sorella di questi, Cassie, corista.
– Lynyrd Skynyrd, “Second helping” (1974)

Danny WHITTEN, Crazy Horse (18/11/1972)
Il chitarrista dei Crazy Horse, gli eterni compagni del Neil Young più elettrico, morì per un’overdose di eroina dopo essere stato cacciato dallo stesso Young durante le prove per il “Times fade away” tour, a causa delle sue condizioni penose. Un episodio che Neil Young non riuscì mai a perdonarsi.
– Neil Young & the Crazy Horse, “Everybody knows this is nowhere” (1969)

Dennis WILSON, Beach Boys (28/12/1983)
Il batterista dei Beach Boys morì annegato, probabilmente sotto l’effetto dell’alcool.
– Beach Boys, “All summer long” (1997)

Ricky WILSON, B-52’s (12/10/1985)
I georgiani B-52’s ospitavano una coppia fratello e sorella, Ricky e Cindy Wilson e furono il primo gruppo di successo nazionale della città di Athens, prima dei REM. Un grande successo coi loro primi due album, una discesa, l’anonimato e poi la morte di Ricky Wilson, ufficialmente per AIDS, in un momento in cui tutto sembrava andare storto. Alla fine del decennio, improvvisamente, la rinascita e il ritorno al successo, questa volta in forma mondiale e a suon di milioni di dischi.
– B-52’s, “Wild planet” (1980)

fonte: http://www.ciao.it/15_05_04__Opinione_496721



 

 

 

 

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One Comment

  • suryamukhi

    26/07/2011 - 07:20

    Grazie Coach per questa "antologia" musicale….prenderò spunto!
    Monica

    Reply to comment

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OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FEST OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FESTIVAL 11 EDIZIONE-INDIFFERENZA
 
LE BOTANISTE 1994
 
 
Quando Alberto mi chiese, mesi fa, un contributo per LA LUNGA STRADA DI PER PAOLO PASOLINI pensai a questo lavoro mai esposto ( quindi inedito) del 1994.
 
In 5 immagini sfilano alcune delle mie influenze/suggestioni : CARAVAGGIO, LA PITTURA BAROCCA, DEREK JARMAN , COCTEAU,PASOLINI.
 
Procedo a braccia larghe nella mia esistenza, perchè desidero portar con me chi mi è caro.
 
Vado avanti con AMORE E ENTUSIASMO.
 
Sono trascorsi 28 anni dagli scatti e mi sembra che tutto sia accaduto da poco, qualche mese fa potrei dire...
 
I fatti cronologici della vita dimostrano l'esatto contrario.
 
Non importa, io sono lì in quell' ALLORA come sono QUI oggi .
 
L'entusiasmo tiene a discapito del peggiore momento storico io possa aver infilato ( proprio come un tunnel ) in 61 anni di vita.
 
Nella mia carriera ho esposto prevalentemente in musei o spazi alternativi rispetto alle classiche "gallerie" ( con cui comunque ho avuto e ho rapporti).
 
Con l'ex ospedale psichiatrico ho un rapporto che comincia nel 1988 .
 
Sempre a Quarto tra il 1994 e il 1997 ho realizzato alcuni pezzi del mio work in progress NEL SEGNO DELL'ANGELO.
 
Spero di vedervi A QUARTO/EX OSPEDALE PSICHIATRICO Via Maggio 4 oggi pomeriggio alle 17...
#albertoterrile #albertoterrilefineartphotography #opening #inauguraziome #quartopianetafestival #quartopianetagenova #lebotaniste
LE BOTANISTE GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 LE BOTANISTE
 
 
GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 all'EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI QUARTO IN VIA GIOVANNI MAGGIO 4, PRESENTERO' UN LAVORO INEDITO
 
LE BOTANISTE 1994 Les Aigues Vives, FR
 
 
Allego un breve estratto dal testo che ho scritto per raccontare il lavoro e il clima in cui vide la luce
 
 
"Scompigliati dal Mistral, con le bocche profumate di anice abitavamo una sorta di magico sogno di mezza estate.
Vivevamo tutti nella tenuta sita nella zona di Aigues-Vives, c'erano pittori, danzatori e coreografi, molti musicisti e un fotografo.
Si parlava prevalentemente il Francese e lo Spagnolo.
La masseria viveva un continuo andirivieni di persone, alcuni si portavano appresso la famiglia. C'erano quindi anche parecchi bambini che divennero ben presto soggetto di molte mie fotografie.
Mangiavamo tutti assieme nel patio di Jackie e Angele, ci scambiavamo esperienze e condividevamo progetti lontani anni luce dalla dimensione attuale così sporca di autoreferenza e traghettata ogni dove da internet.
Ognuno manteneva le sue radici culturali e il suo approccio creativo per arricchire l'altro e mai per scavalcarlo.
Ero stato soprannominato "il piccolo italiano". Sempre pronto a documentare fotograficamente persone, luoghi, eventi o a duettare con il mio set d'armoniche e la voce con i musicisti che passavano di là."
( continua)
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"Se non avessi creato il mio mondo, probabilmente sarei morta in quello degli altri". Anais Nin

#albertoterrile #albertoterrilefineartphotography #exmanicomioquarto #imfi #albertocerchi #festival #opening #mostra #inaugurazione #amicomorto #loss ##domenica
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Estate  2022
#albertoterrile #albertoterrilefineartphotography #carriola #lavoricampagna #staccarelaspina #tonificarsi #alternativealdelirioquotidiano #scuolachenonmipiacepiu
TRATTENERE Se il quadro è una copia della cosa TRATTENERE
 
Se il quadro è una copia della cosa raffigurata, allora la fotografia ha un fondamento più autentico che racchiude in sé qualcosa di «magico» dell’oggetto. La fotografia coglie, trattiene ed esprime la riverberazione della magia che l’oggetto suscita. In una parola, scrive Susan Sontag, mentre il quadro raffigura, la fotografia acquisisce.

Attraverso la fotografia, ci impossessiamo dell’oggetto per sostituzione. Se comprendiamo questo, allora riusciamo a spiegarci il senso di unicità che si accompagna a certe fotografie: quelle, cioè, che trattengono momenti, cose o persone non più presenti. 

Quest'estate ho percorso più volte il tratto di strada che la foto del 2005 mostra.
Da decenni transito da ambo i lati di quella via ma preferisco il senso impresso dalla foto. Per me, quella direttiva che vede Casa Morsiani sulla sinistra significa arrivare a casa, la casa in mezzo ai monti di Iola.

Gli alberi non ci sono più. Sono stati tagliati. Il mio sguardo si duole al pari del cuore.
La ragazza esiste. Oggi è una donna, una mamma.
La stampella apparteneva a mia zia Elena scomparsa da tempo.

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