Riflessioni fotografiche
Analogica
E’ stato un anno molto impegnativo in camera oscura quest’anno. Tre corsi condotti, due per il triennio e uno per il biennio.
Sette anni fa, in accordo con la direzione dell’ Accademia riuscii a riportare l’insegnamento della camera oscura e dei reagenti chimici per la stampa in bianco e nero a scuola.
Mi trovai così a insegnare alla generazione Y, quella definita dei millenials, mostrai che prima dell’avvento di Photoshop tutto si svolgeva nel buio di una camera oscura muovendo le mani sotto la luce dell’ingranditore, compiendo quella strana e goffa danza che oggi sembra quasi un rito sciamanico se confrontato col composto ticchettio delle falangi sulla tastiera.
Viviamo nell’epoca delle comodità, nell’era dell’apparente compostezza, tutti piegati con i nostri dispositivi sempre accesi tra le mani.
Vedo moltitudini che picchiettano a destra e a manca, masse che ricordano in modo grottesco la catena di montaggio di Henry Ford in salsa futuribile.
Alcune cose sono cambiate recentemente in Italia e ancor più nel mondo per quanto concerne questo vecchio mondo fatto di chimica che non vuol morire schiacciato dai bytes.
Ci credevo e continuo a crederci, quel vecchio mondo può esistere nell’oggi,non demonizzo il digitale e lo utilizzo serenamente ma il mondo delle pellicole ha il sapore di qualcosa di vero, una corsa nei campi bagnati di pioggia, la morbidezza di un seno naturale, il calore del primo sole di primavera.
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