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Varie

Posted on 25/10/2004 at 12:43 by Alberto Terrile / 0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DISEGNARE IL MARMO

Ricapitolando, se cliccate sul mio sito www.albertoterrile.it nelle News trovate l’annuncio di questa mostra che si è inaugurata sabato 23 alle 18,30 a Carrara. Quest’estate scrivevo che stavo seguendo via internet un progetto nonostante il meritato riposo tra i monti (vedi NOTE DAL CAMPO sul Journal di Agosto) e il risultato è quest’esposizione dove mi sono misurato con la superfice del Marmo anzichè con i sali d’argento della carta baritata. Ecco due note su come ho operato.

Per realizzare l’opera è stata utilizzata per la prima volta in italia (prima volta su marmo ovviamente) una macchina della Durst ,la Rho 205 presso la Eurocolor Photorec di Torino, che stampa su differenti superfici e materiali con pigmenti garantiti per 100 anni. Per poterlo fare si è lavorato su Marmo alleggerito dello spessore di 7 mm fornito dalla ditta Bencore. Si è partiti da un mio originale, stampato a mano (curo personalmente sempre l’intero processo dallo scatto alla stampa finale) su carta AGFA RECORD RAPID, non più in produzione. In seconda battuta è stata effettuata una scansione a rullo e da parte mia l’ottimizzazione del file direttamente nel laboratorio torinese. Dopo 2 provini su marmo ho alzato le alte luci (i bianchi dell’immagine originale) affinché potessero trasparire le venature del marmo, che danno alla veste bianca del soggetto un volume inedito, attestando ancor più l’effetto scultoreo della mia immagine.Il marmo è un elemento vivo, che afferma la sua natura attraverso le venature, non è superfice inerte e passiva. E’ elemento naturale, che appartiene alla terra, alla storia di questa e al suolo. La sfida era interessantissima, posare proprio su marmo un’icona che tratta della sospensione.I miei Angeli sono fissi in aria. L’effetto di sospensione è assolutamente naturale, non è trucco o artificio mai l risultato di quella frazione di secondo in cui un corpo che salta resta sospeso in aria, l’occhio umano non riesce a cogliere questo momento, l’obbiettivo fotografico sì grazie ad un tempo veloce di otturazione.

Soddisfatta le sete di conoscenza degli accaniti estimatori del mio lavoro eccovi un’altra immagine della cosa….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ora il pezzo originale di Lucia Compagnino che sul Secolo XIX di Sabato è uscito lievemente mutilato per i consueti problemi di spazio in pagina.

 

 

Gli Angeli “umani” di Terrile dipinti sul marmo a Carrara di Lucia Compagnino

 

 

Il candido marmo delle Apuane, che la tradizione vuole freddo e legato alla statuaria più classica, si fa supporto multimediale per le invenzioni dell’arte contemporanea nella mostra “Disegnare il marmo”, che apre sabato a Carrara. Quaranta grandi artisti internazionali – scultori, ma anche e soprattutto architetti, fotografi, designer, pittori, scenografi – sono stati chiamati a interpretare il marmo che diventa, nelle parole della curatrice Marisa Vescovo, “un materiale nuovo e dinamico, capace di assumere sulla sua pelle le novità che oggi si muovono nel corpo dell’arte”. Ne sono nati quaranta grandi fogli di marmo che daranno vita a un racconto per immagini, un suggestivo libro grafico che si snoda sulle pareti di Palazzo Pinelli e dell’appena restaurato Centro Saffi. Firmati da maestri come Michelangelo Pistoletto e Mario Ceroli, Omar Galliani e Aldo Mondino, Joseph Kosuth e Gilberto Zorio, David Tremlett, Vettor Pisani e Franco Guerzoni. E il fotografo genovese Alberto Terrile, 43 anni, che presenterà una nuova immagine dal suo work in progress dedicato agli angeli, che prosegue dal 1993 ed è già stato esposto a Berlino per volere di Wim Wenders e al Petit Palais di Avignone. Lo abbiamo intervistato.
Terrile, ma come si fa a trasferire una fotografia sul marmo?
Utilizzeremo una speciale apparecchiatura della Durst che stampa su materiali e superfici differenti con pigmenti garantiti per 100 anni e questo procedimento sarà la novità assoluta della mostra. Non sarà come stampare su cellulosa, perché il marmo non è una superficie inerte e passiva ma un elemento vivo, che attesta la sua natura attraverso le venature. Nel mio caso poi il materiale si pone in modo doppiamente dialettico: con lo specifico fotografico e anche col tema scelto, l’angelo, tramite fra divino e umano, che è rappresentato sospeso in aria e interagisce con il materiale che lo supporta.
Come si ottiene quell’effetto sospeso che caratterizza questa e tutte le sue foto di questa serie?
Non è trucco o artificio ma è assolutamente naturale: è quella frazione di secondo in cui un corpo che salta resta sospeso in aria. L’occhio umano non lo coglie ma l’obbiettivo si, grazie al tempo di otturazione. E sembra che le persone si sollevino in alto attirate da una forza contraria a quella di gravità.
Come mai un fotografo è stato scelto per questa rassegna di arte contemporanea?
Non accade spesso, è vero, che in Italia i fotografi siano considerati artisti a pieno titolo. Diversamente all’estero, dove siamo più rispettati. Su quaranta nomi internazionali scelti per “Disegnare il marmo”, che diventerà mostra itinerante e toccherà diverse capitali europee, solo in due ci dedichiamo alla fotografia: io e Joan Fontcuberta. So che mi ha voluto l’artista Omar Galliani, vincitore della Biennale di Pechino, che ho scoperto mio estimatore.
Wenders ha dedicato uno dei suoi film più famosi, “Il cielo sopra Berlino” agli angeli e poi ha prodotto la sua personale a Berlino sullo stesso tema. Affinità elettive?
Entrambi abbiamo rappresentato gli angeli come esseri umani in cammino, che esitano fra Dio e il mondo. Modelli per chi intende la vita come un percorso di conoscenza, e non una corsa all’accumulo di potere e denaro. Condivido appieno anche la frase di Peter Handke per lo script de Il cielo sopra Berlino: “Nessuno più guarda in alto, ci sono anfratti, ci sono cose che non si vedono ma che il poeta vede e anche il bambino vede. Se ognuno vedesse queste cose non ci sarebbero più massacri né guerre”.










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OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FEST OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FESTIVAL 11 EDIZIONE-INDIFFERENZA
 
LE BOTANISTE 1994
 
 
Quando Alberto mi chiese, mesi fa, un contributo per LA LUNGA STRADA DI PER PAOLO PASOLINI pensai a questo lavoro mai esposto ( quindi inedito) del 1994.
 
In 5 immagini sfilano alcune delle mie influenze/suggestioni : CARAVAGGIO, LA PITTURA BAROCCA, DEREK JARMAN , COCTEAU,PASOLINI.
 
Procedo a braccia larghe nella mia esistenza, perchè desidero portar con me chi mi è caro.
 
Vado avanti con AMORE E ENTUSIASMO.
 
Sono trascorsi 28 anni dagli scatti e mi sembra che tutto sia accaduto da poco, qualche mese fa potrei dire...
 
I fatti cronologici della vita dimostrano l'esatto contrario.
 
Non importa, io sono lì in quell' ALLORA come sono QUI oggi .
 
L'entusiasmo tiene a discapito del peggiore momento storico io possa aver infilato ( proprio come un tunnel ) in 61 anni di vita.
 
Nella mia carriera ho esposto prevalentemente in musei o spazi alternativi rispetto alle classiche "gallerie" ( con cui comunque ho avuto e ho rapporti).
 
Con l'ex ospedale psichiatrico ho un rapporto che comincia nel 1988 .
 
Sempre a Quarto tra il 1994 e il 1997 ho realizzato alcuni pezzi del mio work in progress NEL SEGNO DELL'ANGELO.
 
Spero di vedervi A QUARTO/EX OSPEDALE PSICHIATRICO Via Maggio 4 oggi pomeriggio alle 17...
#albertoterrile #albertoterrilefineartphotography #opening #inauguraziome #quartopianetafestival #quartopianetagenova #lebotaniste
LE BOTANISTE GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 LE BOTANISTE
 
 
GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 all'EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI QUARTO IN VIA GIOVANNI MAGGIO 4, PRESENTERO' UN LAVORO INEDITO
 
LE BOTANISTE 1994 Les Aigues Vives, FR
 
 
Allego un breve estratto dal testo che ho scritto per raccontare il lavoro e il clima in cui vide la luce
 
 
"Scompigliati dal Mistral, con le bocche profumate di anice abitavamo una sorta di magico sogno di mezza estate.
Vivevamo tutti nella tenuta sita nella zona di Aigues-Vives, c'erano pittori, danzatori e coreografi, molti musicisti e un fotografo.
Si parlava prevalentemente il Francese e lo Spagnolo.
La masseria viveva un continuo andirivieni di persone, alcuni si portavano appresso la famiglia. C'erano quindi anche parecchi bambini che divennero ben presto soggetto di molte mie fotografie.
Mangiavamo tutti assieme nel patio di Jackie e Angele, ci scambiavamo esperienze e condividevamo progetti lontani anni luce dalla dimensione attuale così sporca di autoreferenza e traghettata ogni dove da internet.
Ognuno manteneva le sue radici culturali e il suo approccio creativo per arricchire l'altro e mai per scavalcarlo.
Ero stato soprannominato "il piccolo italiano". Sempre pronto a documentare fotograficamente persone, luoghi, eventi o a duettare con il mio set d'armoniche e la voce con i musicisti che passavano di là."
( continua)
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Attraverso la fotografia, ci impossessiamo dell’oggetto per sostituzione. Se comprendiamo questo, allora riusciamo a spiegarci il senso di unicità che si accompagna a certe fotografie: quelle, cioè, che trattengono momenti, cose o persone non più presenti. 

Quest'estate ho percorso più volte il tratto di strada che la foto del 2005 mostra.
Da decenni transito da ambo i lati di quella via ma preferisco il senso impresso dalla foto. Per me, quella direttiva che vede Casa Morsiani sulla sinistra significa arrivare a casa, la casa in mezzo ai monti di Iola.

Gli alberi non ci sono più. Sono stati tagliati. Il mio sguardo si duole al pari del cuore.
La ragazza esiste. Oggi è una donna, una mamma.
La stampella apparteneva a mia zia Elena scomparsa da tempo.

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