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Varie

Posted on 27/08/2007 at 14:38 by Alberto Terrile / 5 Comments


Foto: © Alberto Terrile 2007

STRALCIO D’ESTATE

Lunghe strade percorrono la terra rossa della Croazia. Guido l’ auto verso il temporale. La vettura e il  tragitto da percorrere sono i luoghi dove germogliano i miei pensieri, quel film che mi scorre innanzi grazie al parabrezza è motivo di meditazione più che d’osservazione.
Piove , dall’asfalto si levano nuvole di vapore creando un panorama incantato rischiarato dai lampi  , un paesaggio che pare venirmi incontro.
L’uomo da sempre ha preteso di  dominare sulla natura, finendo spesso per copiarla. Ha costruito una scatoletta che simula la luce dei temporali e irradia lampi in miniatura chiamandola con poca fantasia : flash. L’uomo se ne serve per rischiarare a suo piacere feste di compleanno,  il volto di vecchie zie, il matrimonio della sorella producendo memorie che un tempo erano  fotografie stampate sulla carta mentre oggi trasposte in  forma binaria alloggiano in hard disk.La tecnologia attinge all’universale maestà del mondo copiandone porzioni che mette a disposizione dell’uomo.
Le pile sono piccoli depositi d’energia da tenere nelle borse come nelle case, fanno funzionare le radio,i  depilatori,i telecomandi.
Immagino umani trascinarsi appresso dighe da passeggio per alimentare i loro elettrodomestici, credo che li renderebbe più sensibili verso il processo che produce energia.

L’acqua che cade dal cielo scorre copiosa ai bordi della strada  e la tinge d’argento. Ho il ricordo vivido di quando rompevo il termometro inseguendo con le dita il mercurio che fuggiva come una serpe al rumore dell’uomo.
Immagino dall’alto la scena che sto vivendo: piccole vite racchiuse in scatolette d’acciaio e plastica che procedono verso case,alberghi e stazioni di servizio.Come le formiche costruiscono il formicaio, allo stesso modo noi umani, innalziamo case,palazzi, ipermercati dove consumare  porzioni di vita e denaro.
In Giappone hanno inventato la giacca con l’aria condizionata per non aver più caldo…vedremo  quindi uomini con tasche bagnate dalla condensa scaricare ai margini delle strade liquidi? Di questo passo a breve indosseremo abiti che ci permetteranno  di espellere le nostre scorie camminando.

Mia nonna Alberta  sta male. Ha 97 anni. Questa è la prima estate dal 1943 che non trascorre a Iola, il paese sull’Appennino dove è nata, nel quale sempre più spesso mi ritiro per lavorare e riflettere. Nei giorni trascorsi là le telefonavo spesso, sceglievo l’orario del termine della messa, avevo così modo di passarle al telefono nipoti e parenti. Ad ogni  chiamata un’unica domanda:- chi c’è a Iola?
Nei suoi toni il dispiacere profondo di non esser lì, seduta innanzi i suoi ciliegi, accanto alle sue ortensie.Nelle sue parole il senso di abbandono ad una fine che spesso è prerogativa delle persone molto anziane che decidono di andarsene perché non trovano più motivi per vivere.
Come un ramo secco si lascia andare alla corrente, così i vecchi si congedano poco a poco dalla vita in terra.Se ne vanno stringendo gli occhi per guardare lontano: il lontano da noi.
Il  mio cuore predilige modi che talvolta rifuggono la consapevolezza. Non voglia la ragione stemperare un dolore che viene da distante.
Per giungere alla destinazione ho scelto la via più lunga, un viaggio che passa attraverso me prima del mondo che percorro.

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5 Comments

  • utente anonimo

    28/08/2007 - 18:24

    Mostra a nonna Alberta le tante foto della sua Iola che tu hai interpretato.

    Un sorriso per il tralcio di vita che rimane.

    Un abbraccio a te ad alla tua sposa.

    Giuliana

    Reply to comment
  • martacrs

    31/08/2007 - 12:34

    ciao alberto, un saluto, dopo un po’ di tempo…

    Reply to comment
  • albertoterrile

    31/08/2007 - 12:38

    Grazie sia a Giuliana che a Marta. Mi collego poco ma ci sono!

    Reply to comment
  • utente anonimo

    03/09/2007 - 16:51

    Hai sintetizzato in modo esemplare sentimenti che cerco di fuggire per estranearmi da un dolore vivo che provo ogniqualvolta mi capiti di pensare a cose non piu’ presenti se non dentro di me.

    Saro’ dalle ‘nostre parti’ questo week-end, e mi piacerebbe avere piu’ tempo da passare tra i ciliegi, il grano ed i campi intrisi dall’odore acre di concime, nella speranza di incrociare quegli stessi e pochi sguardi che un tempo si mischiavano ad altri piu’ familiari, e che quest’ultimi ci ricordano.

    Un saluto, The2D.

    Reply to comment
  • albertoterrile

    28/11/2007 - 13:15

    Avessi saputo cosa c’era al varco….avessi immaginato…se,se,se….non ci sarebbe stato questo viaggio…bello e con intense emozioni…..capirai quando sarà il momento….ma sarà tardi,per certo per me.

    Reply to comment

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Cara Virginia, sono felice di averti laureato l'al Cara Virginia,
sono felice di averti laureato l'altra mattina.
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ORA ET LABORA Siatene pur certi, figli miei: qual ORA ET LABORA

Siatene pur certi, figli miei: qualsiasi specie di evasione dalle realtà oneste di tutti i giorni significa per voi uomini e donne del mondo, il contrario della volontà di Dio. Dovete invece comprendere adesso — con una luce tutta nuova — che Dio vi chiama per servirlo "nei" compiti e "attraverso" i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno.
Sappiatelo bene: c'è "un qualcosa" di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. A quegli universitari e a quegli operai che mi seguivano verso gli anni trenta, io solevo dire che dovevano saper "materializzare" la vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione — così frequente allora, e anche oggi — di condurre una specie di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene. No, figli miei! Non ci può essere una doppia vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev'essere — nell'anima e nel corpo — santa e piena di Dio: questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali. Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai.
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