Varie
Foto: © Alberto Terrile 1987 La mano sporca di terra
Genova alle spalle, ieri umida e grigia: la città più calda d’Italia, Genova che s’allontana mentre a destra e sinistra scorre il paesaggio tagliato dall’autostrada. L’auto è il mio tappeto per la meditazione nello scorrere veloce d’immagini, nel pensiero di chi prende distanza da stupide battaglie nel lavoro, dall’invidia di chi non è riuscito a sentirsi “autore”, dal piagnisteo reiterato per i soldi che non ci sono più per la cultura.
Sarzana,Viareggio e poi Pistoia dove abbandono l’autostrada imboccando la statale per salire ai monti. La porrettana, percorsa da bambino, poi da ragazzo ed infine oggi dall’uomo.
Mandorli e ciliegi in fiore, squarci d’azzurro tra le nubi, una ferrovia che traversa le montagne e un salire a volute come di fumo sino al punto dove l’aria si fa pulita, dove il vento non sa più di mare ma di corteccia. Respiro profondamente e sento l’aria traversare le narici sino al diaframma che schiude qualora occorresse cavalcare la parola.
Nel tepore di un sole innaturale per questa stagione arrivo a destinazione,traversando un piccolo angolo di bosco.
Domattina dovrò scendere a Modena alla facoltà di fisica per un lavoro che si presenta come ennesima sfida per il mio immaginario, domattina sarò su una statale assieme a chi dalle montagne discende per andare a lavorare in citta. Un tempo dai monti balzavano giù i lupi, oggi alla città si scende come agnelli ci si trattiene per breve o lungo tempo, si perde l’odore, il gusto,il senso del traversare il territorio e si ritorna confusi e spaesati al villaggio, talvolta a piedi altre volte su un carro funebre.
Vado a incontrare Maria che è rimasta vedova di Erio, la trovo con le mani sporche di terra e di patate e ricordo un famoso quadro di Van Gogh. Mi vuol abbracciare ma non osa a causa della terra, allora sono io ad andarle incontro per stringerla nella penombra sotto lo sguardo del figlio. La sua voce non fende l’aria come un tempo, ancora silenziata dal dolore del giorno di San Valentino, perché in quel giorno lui se ne è andato, come per farle uno scherzo dei suoi….perchè la vita qui in terra in fondo è uno scherzo che prendiamo troppo seriamente.
Qui capisco molte cose, quando torno alla città me le dimentico, ecco perché debbo tornare qui sempre più spesso.
3 Comments
utente anonimo
Una bella gita rigeneratrice… anche se per lavoro…bravo! Domani io sarò a Parma di sfuggita per poi tornare di corsa a Genova per un appuntamento alle 18.30… nastri di asfalto grigio per me domani… la foto è esagerata! cia
cent
utente anonimo
ohi!!, io e la fra abbiamo fatto una scelta, tornare al paesello, salire su una collina e dalle nostre finestre vedere l’alba, e ricercare il senso del tempo. poi non ci riusciamo, perchè dobbiamo salire sui nostri mezzi, scendere nella nebbia, uccidere le nostre giornate, che angoscia. vienici a trovare, ti mostreremo la nostra IOLA!
Capt. America.
utente anonimo
Tornarci sempre più spesso, si. Per farci ricordare chi siamo.
The2D