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Varie

Posted on 26/03/2007 at 13:06 by Alberto Terrile / 15 Comments

Foto: © Alberto Terrile 1979 Fluttuazioni parte prima

Foto: © Alberto Terrile 1979 Fluttuazioni parte seconda

INTERROTTI TRANSITI

Nel 1979 frequentavo il primo anno d’Accademia di Belle Arti , dipingevo da alcuni anni con la determinatezza di chi voleva essere pittore. Scoprii l’immagine fotografica a causa di un incidente di percorso chiamato Anatomia artistica. Avendo saltato alcuni mesi di lezioni  decisi di fotografare il modello realizzando delle diapositive che avrei proiettato ricalcando i disegni. Rubai due rullini a scuola e chiesi in prestito ad un amico la macchina fotografica. Fatti gli scatti che mi occorrevano per garantirmi di passare l’esame continuai a utilizzare il modello e due mie compagne e realizzai queste immagini che già portavano in sé quel senso di non gravità  che poi diverrà la  sospensione nel mio work in progress più famoso “Nel segno dell’Angelo”.
Da quel giorno  del 1979 non ho più dipinto. Da quel giorno del 1979 non ho mai smesso di fotografare.

Alberto Terrile Febbraio 2007

Interrotti Transiti

La fotografia italiana negli anni Settanta

a cura di Fabrizio Boggiano

Loggia della Mercanzia, Piazza Banchi

Genova, 4-29 aprile 2007

 

Conferenza stampa: mercoledì 4 aprile, ore 11, presso la Loggia della Mercanzia

Inaugurazione: mercoledì 4 aprile, ore 18

Cartella stampa e immagini ad alta risoluzione disponibili su richiesta, press@fabrizioboggiano.com www.fabrizioboggiano.com

 

Mercoledì 4 aprile 2007, alle ore 18, presso l’antica Loggia della Mercanzia di Genova, inaugura, con il patrocinio del Comune di Genova, la mostra Interrotti Transiti – La fotografia italiana negli anni Settanta, a cura di Fabrizio Boggiano.

L’esposizione s’inserisce in una serie d’iniziative culturali con cui la città ricorda e celebra un periodo particolarmente intenso della storia italiana più recente, quegli anni ’70 in cui, non di rado, piazze e vicoli del centro storico si trasformarono nella quinta naturale di happening e performance.

 

La mostra si propone di tessere le fila di un racconto chiaro e concreto sugli anni che vanno dal 1968 al 1980 attraverso il mezzo espressivo diretto e immediato per eccellenza: la fotografia.

Lo sguardo degli artisti, ora partecipe, ora volutamente distante, si è dimostrato particolarmente capace di andare oltre clamori e luoghi comuni, svelando i nodi salienti dei mutamenti sociali, politici e culturali del proprio tempo, spesso anticipandone gli umori, ma sempre penetrandone il senso. Mai come nel periodo degli anni ’70, la riflessione e la ricerca artistica nell’ambito fotografico rappresentarono momenti di profondo cambiamento, raggiungendo in alcuni casi anche caratteristiche di eversione, visuale e semantica. Ma, al contrario di quanto molti credettero, quel periodo, purtroppo, non si rivelò l’inizio di un nuovo corso quanto, piuttosto, la fine, talvolta tragica, del sogno di poter cambiare il mondo su un percorso di libertà e di giustizia sociale.

 

L’esposizione si presenta come un unico lungo racconto, scandito dalle tematiche artistiche (e quindi sociali e culturali) più salienti degli anni ’70: la sperimentazione, il conflitto sociale, la contestazione politica, estendendosi verso una nuova sensibilità che conduce sulle vie dell’introspezione, dell’attenzione al corpo, usato come medium espressivo, per giungere all’uomo e al suo rapporto con il paesaggio moderno.

Questi alcuni dei temi affrontati e sviluppati nella mostra, che riunisce una cinquantina fra i più significativi protagonisti degli anni ’70, al fine di comporre una lettura approfondita ma, al tempo stesso, inedita, di questo irrequieto periodo, evocato in primis nell’allestimento.

All’interno dell’esposizione, saranno create alcune “isole tematiche”. Dal salotto in stile anni ’70, con mobili e libri d’epoca, all’approfondimento della figura di Demetrio Stratos, con video, sonorizzazioni (Le Milleeuna e altri) e il suo volto, immortalato negli scatti di Roberto Masotti e Silvia Lelli, di cui saranno esposte anche immagini relative alle vicende del Parco Lambro (Milano). Dall’indagine su Pier Paolo Pasolini, con gli scatti, a due mesi dalla sua scomparsa, di Dino Pedriali, all’”isola” dedicata alla Rai, con parte delle trasmissioni del 9 gennaio 1977, preparate appositamente per la mostra da Sara Cipriani (redazione di Blob) e presentate in una televisione d’epoca. E, ancora, l’”isola” realizzata con materiale fornito da Radio Città del Capo (Bologna) con stralci trasmessi, sempre in radio d’epoca, di Radio Alice, compreso il momento della sua chiusura da parte della polizia, cui fanno da contrappunto una selezione di scatti relativi a performance, teatro d’avanguardia e danza.

 

In occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presentato il catalogo, con testi di Fabrizio Boggiano, Roberto Mutti, Luisa Castellini, le immagini delle opere in mostra e sezioni di approfondimento su Demetrio Stratos (Daniela Vitello), Pier Paolo Pasolini (testo e immagini di Dino Pedriali) e RAI (Sara Cipriani).

 

Artisti in mostra:

 

 

Adriano Altamira, Vasco Ascolini, Valentina Berardinone, Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi, Virgilio Carnisio, Mimmo Castellano, Enrico Cattaneo, Giuseppe Chiari, Giorgio Ciam, Cesare Colombo, Augusto Concato, Mario Cresci, Tano D’Amico, Beppe Dellepiane, Giuseppe Desiato, Mario Dondero, Luigi Erba, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, Mario Lasalandra, Silvia Lelli, Francesco Leoni, Bruno Locci, Uliano Lucas, Renato Mambor, Elio Mariani, Roberto Masotti, Gabriella Mercadini, Nino Migliori, Davide Mosconi, Toni Nicolini, Occhiomagico, Germano Olivotto, Alessandra Pedonesi, Dino Pedriali, Fabrizio Plessi, Angelo Pretolani, Lia Rondelli, Roberto Rossini, Sandra Sandri, Michele Saponaro, Roby Schirer, Alberto Terrile, Giuliana Traverso, Franco Vaccari, Franco Vimercati



 

 

 

 

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15 Comments

  • utente anonimo

    26/03/2007 - 20:51

    ecco il lavoro famoso… ovviamente non mancheremo al’inaugurazione ;-)

    cent

    Reply to comment
  • CarloAltair

    27/03/2007 - 07:51

    La concorrenza :-)

    Le didascalie sono interessanti quanto le foto. Purtroppo alcune sono scritte così in piccolo che si fa una fatica enorme a leggerle.

    A me è piaciuta soprattutto la farfalla nella neve (numero 30).

    Alberto, tu fotografi anche modelle normali o solo superbellissime ? :-)

    A New York

    Reply to comment
  • CarloAltair

    27/03/2007 - 07:53

    Vediamo se il link ora compare… Uffi…

    link

    Reply to comment
  • CarloAltair

    27/03/2007 - 07:53

    Riuffi

    Reply to comment
  • CarloAltair

    27/03/2007 - 07:55

    Il terzo e il quarto sono quelli buoni :

    bisogna usare “href e non target” !

    Nudi a New York

    Reply to comment
  • gioeco

    27/03/2007 - 09:48

    Ragazzi,

    però tutti sti nudi di mattina…

    Devo lavorareeeeeeee.

    A parte questo, una pubblicità di condizionatari tempo fa, senza sapere della mia esistenza, fece mia l’idea di una città vissuta in mutande…. per le strade mentre in abiti comuni dentro casa.

    Se il naturismo fosse realtà si vedrebbero in giro davvero tante meno brutture ma ancor più, dentro casa, pigiami “sbilenchi”.

    Cordialmente

    Giòeco

    Reply to comment
  • gioeco

    27/03/2007 - 09:49

    Ops…

    “pigiami meno (o non più) sbilenchi

    Uffy

    Cordialmente

    Giòeco

    Reply to comment
  • funnyraiser

    27/03/2007 - 10:51

    Caspita, quanti anni sono passati dai tuoi primi lavori!

    Sono sempre tua sorella, ma ora ho anche uno splindername!

    Reply to comment
  • albertoterrile

    27/03/2007 - 11:17

    Sono passati tanti anni,eppure a me sembra ieri,per l’entusiasmo con cui affronto ogni nuova impresa….al momento stò facendo una roba pazzesca assieme ai miei allievi del corso “avanzato”….invece avverto i tanti anni quando m’accorgo del crollo dei budget….di come siano cambiati i mezzi…tipo mail e sms al posto di lettere e biglietti….e il tempo trascorso veste i panni del “ti rispondo se mi sei utile ora….altrimenti nulla”. Il tempo che è passato vede innalzamento di tecnologie e riduzione dei sentimenti veicolabili attraverso dette tecnologie.

    Non riesco,non posso esser come questo tempo impone….rispondo a tutti via mail, mi innamoro dei progetti creativi con o senza il giusto budget…ora mi stò esercitando però a mandare a quel paese chi sfrutta questo mio amore per il progetto tentando di avermi gratis…..vado gratis solo se lo decido io….non perchè un ente o una casa editrice o chi per loro mi fà il pianto greco…..

    …ecco il tempo che passa….se gli anni ottanta furono grotteschi per il look,per certa musica…..gli anni attuali non sono da meno…..tutti qui a pigiare bottoncini…tendini infiammati….diottrie regalate….io oggi cerco di esser fedele a mè stesso,al mio sogno,a ciò in cui credo….e vado avanti finchè posso….lo stop m’arriverà dall’alto….che non è il nostro PARLAMENTO O GOVERNO…..ma molto ,molto più in alto….perchè abbiamo una durata che non conosciamo…..come degli YOGURT!

    Reply to comment
  • albertoterrile

    27/03/2007 - 11:21

    …..dimenticavo…non vorrei sembrare Craxiano….gli anni ottanta furono atroci politicamente….sull’oggi sospendo il giudizio…..non mi schiero,mai fatto,mai lo farò!

    Amen!

    Reply to comment
  • gioeco

    27/03/2007 - 11:29

    C’è una cosa che cambia raramente… ed è il corpo nudo… non è facilmente databile.

    Cordialmente

    Giòeco

    Reply to comment
  • CarloAltair

    27/03/2007 - 11:46

    Giòeco, con l’idea della città in mutande a Los Angeles sono già passati ai fatti :

    UCLA in mutande

    Reply to comment
  • albertoterrile

    27/03/2007 - 14:00

    ….il corpo nudo cambia come canone,oggi la cellulite è invisa,un tempo nò…..l’idea della gente nuda in un contesto ordinario è carina, così come i corpi scelti….perchè un seno cadente è importante in un lavoro del genere altrimenti diventa ordinario genere da calendario.

    La farfalla per rispondere a Carlo è forse l’unico momento realmente poetico che mi porti altrove…non amo far troppo il nudo perchè attrae a sè le percezioni ed io che cerco nitore vorrei che l’immagine fosse un trampolino verso altro ancora…il nudo lo sento molto a effetto boomerang….

    ….circa le mie modelle,allieve,la fidanzata,amiche….mai professionisti….mi piace la gente vera…non che chi fà il modello sia finto…però gestisce la sua fisicità maggiormente,spesso preda di manierismi che evito come la peste….nelle immagini che pubblico del 79 c’è del nudo…ma il testo spiega come mai…e cosa ho fatto…tutto qui…riguardandole oggi credo d’aver avuto ragione nel credere prima dei miei professori e dei miei genitori che un giorno sarei riuscito nell’Arte…….

    …non è stato semplice….e a volte non lo è tutt’oggi venendo da una famiglia in senso allargato piuttosto pragmatica……

    Reply to comment
  • CarloAltair

    27/03/2007 - 17:20

    Nessuna polemica.

    Io non ho mai inteso far nessuna polemica. Il mio post era pieno di simboletti :-) che significano : “just kidding”, sto scherzando, il contenuto non va preso troppo seriamente.

    Quando scrivo “la concorrenza” non intendo far un paragone fra le foto di Alberto e le altre. Voglio solo scherzare.

    Le fluttuazioni di Alberto sono stupende per il mondo che nascondono, come una nuvola o come la siepe dell’Infinito di Leopardi, paradossalmente dietro una cortina di luce sfumata dai capelli dei modelli. Paradossalmente nascondono (e con cio’ invitano a immaginare) un mondo di immagini dietro a dei nudi (che meno nascosti non possono essere).

    Non sono un fissato di nudi. Mi piacciono le cose belle come le foto belle di Alberto, che siano nudi o meno.

    Quanto alle foto di New York, volevo forse fare un invito a chi segue questo blog perché le guardasse e condividesse impressioni con me, offrendomi nuove prospettive.

    Ecco le mie.

    Interessanti, perché affiancano il realismo della vita quotidiana con l’idealità del seno femminile, normalmente rinchiuso nella vita intima delle donne e dei loro uomini.

    La crudezza della città con la sofficità di ciò che è femminile e materno.

    Inoltre quelle foto vogliono apposta essere trasgressive. Mi pare che anche Alberto dica di avere cercato la trasgressione nella sua vita.

    Trovo poetiche anche le seguenti foto :

    la carpentiera (foto4) che legge Shakespeare e non trova le vette sublimi della poesia poi così lontane dal suo lavoro, non trova frattura fra la sua vita di giorno e le sue letture, come infatti ognuno di noi è una statua a tutto tondo, con diverse facce, ma complessivamente unita. Non ci sono fratture fra la poesia di Shakespeare e le travi di un carpentiere.

    Mi fa tenerezza l’attrice (foto3) che il mercato vorrebbe diversa da quello che è e che non viene valutata per quanto sa dare come persona, ma per quello che appare superficialmente.

    Mi fanno tenerezza le parole di Maggie e Jizanne (foto21) sul troppo materialismo intorno al seno.

    Mi desta oceani di simpatia la foto (19) di Jordan e del poliziotto che non sa più che fare e che dire.

    Solidarietà la foto (20) di Susanna che “schiera le tette” contro la guerra.

    Mi piace l’ironia di Joanne, donna in carriera, che, dopo una vita prigioniera di stereotipi, finalmente sembra liberarsene e se ne va in ufficio in libertà.

    Mi eccita proprio la foto (9) di Margaret, in cui LE TETTE NON SI VEDONO ! (E’ l’unica ?)

    Mi dà simpatia il pragmatismo di Emma (12) che le appoggia perché in quel momento è più comodo così.

    Mi fanno capire che cosa fanno le tette quando nessuno ci pensa, nemmeno la proprietaria, le foto 15 e 16 prese in momenti in cui una va di fretta.

    Mi ricorda un intero film (“One million dollar baby”) la foto (26) della jogger che si riposa un attimo nella corsa. Eccetera.

    Ciao, Carlo. :-)

    Reply to comment
  • albertoterrile

    28/03/2007 - 23:11

    ….oggi ho rintracciato Giovanni che posò per queste foto e mi ha detto che verrà all’inaugurazione, si è ricordato di quei tempi….Barbara invece non riesco a rintracciarla, ci proverò,mi piacerebbe che ci fotografassero tutti e tre assieme. Questa sera dopo aver tenuto lezione ho scoperto che un docente all’Accademia raccontava che negli anni 70 su quella lavagna luminosa un allievo fotografava….insomma ero io….e mi domando…se queste foto non fossero oggi oggetto di nuova attenzione sarebbero state ricordate così?E’ necessaria una sorta di storicizzazione perchè un esperimento ingenuo e in buona fede diventi cult?

    ….perchè allora posso attingere ad un pozzo magico giacchè, prima con i colori e poi con la fotografia è dai miei tre anni di vita che produco immagini con passione….

    Ecco perchè guardo ai miei allievi con attenzione….lo ripeto per la volta numero 33333333333333333mila…..perchè tra di loro ci sono, più o meno nascosti dei nuovi potenziali autori….non vorrei mai restare sorpreso e dover dire :- Di te…sai, non mi sarei mai immaginato…..perchè guardare in prospettiva al di là del tempo è necessario, come veder il vecchio nel bambino e viceversa….occorre uno sguardo nuovo sulle cose….visibili e invisibili….occorre cuore,umiltà,passione e il sentirsi sempre in cammino…mai arrivati….

    Reply to comment

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ORA ET LABORA Siatene pur certi, figli miei: qual ORA ET LABORA

Siatene pur certi, figli miei: qualsiasi specie di evasione dalle realtà oneste di tutti i giorni significa per voi uomini e donne del mondo, il contrario della volontà di Dio. Dovete invece comprendere adesso — con una luce tutta nuova — che Dio vi chiama per servirlo "nei" compiti e "attraverso" i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno.
Sappiatelo bene: c'è "un qualcosa" di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. A quegli universitari e a quegli operai che mi seguivano verso gli anni trenta, io solevo dire che dovevano saper "materializzare" la vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione — così frequente allora, e anche oggi — di condurre una specie di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene. No, figli miei! Non ci può essere una doppia vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev'essere — nell'anima e nel corpo — santa e piena di Dio: questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali. Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai.
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