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Varie

Posted on 13/10/2006 at 16:00 by Alberto Terrile / 0
GRAZIE A TUTTI

….per la presenza numerosa di ieri alla SALA SIVORI,per l’affetto che mi è stato dimostrato a  voce,per mail e via sms.

Faccio seguire il testo che apre il DVD presentato ieri:

DAI SALI D’ARGENTO AI PIXELS- Corso Base di fotografia analogica e digitale

L’amore per la Visione e per il visibile ha impartito il senso e mostrato la direzione alla mia esistenza . Non esiste una via d’uscita da sé stessi, dalla propria sensibilità dalla propria vita. Sono stato un allievo distratto e incostante, ma la colpa non era tutta mia, spesso era da dividere con chi mi doveva insegnare .  Poi  … un giorno mi sono detto  : è’ venuto il momento che io educhi alla fotografia, non perché “devo farlo” ma perché lo desidero: “Insegnare è il mio modo di aprirmi agli altri, è il momento in cui condivido quello che ho appreso e compreso”.

Vi ho raccontato l’importanza dell’imparare a cogliere l’essenza delle cose attraverso le  forme del mondo. Ho spiegato  la necessità nell’ esercitare lo stupore e  nel maturare la capacità di  scorgere lo straordinario nell’ordinario. Il compito principale di chi “insegna” ciò che viene prima della materia, dello specifico,  è il rispetto per l’uditorio e l’amore per chi si ha innanzi. Rispettare chi si  ha di fronte significa  anche seguirlo con lo sguardo e offrire la tua attenzione per la sua attenzione, farlo divertire e dargli il più possibile  di quanto stà cercando da te. L’esercitazione  pratica non è stato  il momento per farsi belli con le conoscenze acquisite nè con lo stile  che è ancora da formarsi, ma il luogo nel quale conoscersi, guardarsi e confrontarsi assieme.
Il risultato  visibile di tutto ciò è nelle immagini che stanno per scorrere su questo schermo, nelle fotografie che adornano i muri….ma c’è anche altro, qualcosa che ognuno di noi oggi conserva all’interno della propria vita, della propria sensibilità, del proprio gusto.

Alberto Terrile – Genova 8 ottobre 2006   

Ringraziando DANIELA MANGINI del SecoloXIX pubblico il suo  testo uscito ieri che titolava

TERRILE IL FOTOGRAFO DEGLI ANGELI TERRENI

Sotto la sua regia  Carolyn Carlson, con un balzo immortalato in uno scatto, si è trasformata in una poetica  citazione di Mary Poppins: anche la coreografa e ballerina che il 25 giugno scorso ha ottenuto a Venezia il Leone d’Oro alla carriera ha partecipato al   progetto artistico che accompagna Alberto Terrile da tredici anni e che attingendo a quell’ “essere tra le nuvole” che gli veniva rimproverato da bambino, gli permette di conservare e portare con sé l’immaginazione, un patrimonio, secondo il fotografo genovese, che ognuno di noi ha come eredità naturale e che ci consente di evolvere come esseri umani  intravedendo e condividendo l’idea originale del creatore  “I bambini sono liberi, o perlomeno avvertono di poterlo essere, e nel contempo detengono già l’adulto che saranno. Se lasciati liberi di assecondare entusiasmi e curiosità potranno di diritto arrogarsi nel futuro la qualifica di esseri umani, non di cloni dei loro genitori o elementi di rivincita per gli stessi” Questa tensione  innata a sollevarsi dal quotidiano, rimanendone quel tanto  vicino da  sentirsi parte della vita, è il filo conduttore del work in progress sugli Angeli, che dal 1993 indaga su quel luogo magico sospeso tra realtà e aspirazione, tra libertà e bisogno di concretezza,  spiraglio tra ragione e fantasia così naturale durante l’infanzia, quando l’attesa è ancora carica di promesse e si rimandano all’età adulta le certezze legate a improbabili rivelazioni. Alberto Terrile è un’artista ed è un fotografo, che mischia questi suoi ruoli prestando al suo lavoro per le case di produzione e l’editoria la capacità di “visione” del suo essere artista, utilizzando invece  l’obiettivo fotografico come mezzo per rendere visibile l’invisibile “Il lavoro artistico parte da presupposti diversi da quello professionale: è libero, o dovrebbe esserlo, da condizionamenti che non siano legati ad una ricerca personale su questioni che poi si rivelano universali” fa un distinguo Terrile, che per questo motivo rimane piuttosto schivo rispetto al sistema delle gallerie e del mercato dell’arte  in genere,  sposando, per i lavori artistici, solo iniziative che gli permettono di non distrarsi dal suo percorso. L’unica concessione alla necessità dell’arte di finanziarsi è quella della committenza, strumento che da sempre accompagna il lavoro degli artisti e che Terrile ripropone dando a nuovi mecenati (tra questi la Baronessa Lucrezia De Domizio Durini, personaggio molto attivo nel mondo dell’arte) la possibilità di farsi ritrarre mentre ci si stacca da terra,  “ma la decisione di inserire i ritratti all’interno della serie è una decisione che prendo liberamente: per ora solo un lavoro nato da commissione è entrato a far parte della serie destinata ad essere esposta”. Il percorso che utilizza il tema dell’Angelo nella contemporaneità  dal 1993 ad oggi ha prodotto 61 scatti, i primi dei quali curati con la supervisione di Wim Wenders che ne ha promosso l’esposizione a Berlino “Quello che lega i miei Angeli a quelli di Wenders è  la nostalgica della dimensione umana di cui sono interpreti” spiega Terrile. Dopo la personale “Sous le signe de l’Ange” prodotta dal Museo del Petit Palais di Avignone, il lavoro è stato esposto a Milano, Roma, Parigi, Chicago, Montreal e Toronto, e oggi alcuni degli ultimi soggetti fanno parte di un’esposizione collettiva in Finlandia. Genova, pur prestando la sua gente, le sue vie e le sue chiese  a molte delle immagini che colgono questo cammino umano tra retaggio divino e terreno, non ha mai ospitato un’esposizione completa di questo lavoro. Una solida fama tra gli addetti ai lavori come ritrattista, Alberto Terrile è stato vincitore per due volte dello standard di eccellenza al Kodak European Gold Award; in vent’anni il suo obbiettivo ha colto la personalità dei nomi più noti, da Pat Metheni  a Robert De Niro, da Quentin Tarantino a Lou Reed in un immenso archivio che è transitato sulle riviste dei più esigenti gruppi editoriali. Mentre la sua ricerca artistica prosegue, oltre che con gli scatti sugli Angeli, con una riscrittura  per testo e immagini di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, Terrile  collabora con la casa discografica capitanata da Caterina Caselli “Sugar”, curando i backstage e l’immagine di artisti come Elisa e i Negramaro. Tra le collaborazioni anche “Deconstruction of a Postmodern Musician”, l’album di Corrado Rustici, musicista e  produttore tra gli altri di Zucchero e Bocelli, in uscita il 20 ottobre; per il booklet Alberto Terrile ha curato l’immagine e ha realizzato la traccia multimedia con oltre 170 immagini del makeoff dell’album (al quale hanno collaborato musicisti come Steve Smith, J.Peter Vettese, Alan Holdswoth, Michael Manring e alle voci Elisa, Negramaro e altri). Un feeling particolare anche con i registi: se Rudiger Vogler lo ha voluto per farsi ritrarre, Almodovar ha scelto una sua immagine per la copertina del libro di racconti   “Patti di phusa ed altre storie”. Definito dalla critica d’arte  Viana Conti il “Buster Keaton” della fotografia lui si autodefinisce “Una macchina sensibile” il cui carburante sono le emozioni “Fotografare è disegnare con la luce, ritrarre è tentare di cogliere l’essenza delle cose attraverso le forme del mondo, in una continua ricerca di quello stupore che permette di rinnovare se stessi e la visione di ciò che ci circonda, dal momento che chi non è occupato a risorgere è occupato a morire” conclude Terrile citando Bob Dylan.

 

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Mi sveglio alle 5 col canto degli uccelli.
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