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Varie

Posted on 27/05/2006 at 16:05 by Alberto Terrile / 9 Comments

vicino a casa di Tom Waits

mentre faccio colazione questo è ciò che vedo….

….una casa a mia misura….

GOING BACK HOME

Sto riprendendomi dal jet lag da rientro. Trenta ore sveglio,turbolenza in aria nella tratta S Francisco – Parigi. Il mattino della partenza lavorai ai solo di chitarra di Corrado, poi di corsa a riversare tutto nel computer, spegnere e all’una e trenta aspettare uno di quei taxi cumulativi per andare all’aeroporto.

Lascio i Fantasy Studios e la zona di Berkeley dove ho lavorato e scattato il mio  Angelo in America (ma Katrin che lo interpreta è tedesca)…….

….Berkeley dove tutto  il movimento rivoluzionario iniziò nel 1962 e 1963 ,dove uno studente di origini italiane, Mario Savio diede inizio al movimento studentesco nel 1964. Da lì è partita tutta la controcultura, il movimento pacifista,gli Hippy, i movimenti di liberazione per i neri…il grande rito dell’espansione della coscienza attraverso le droghe…il sogno della SUMMER OF LOVE  che veniva sprigionato  da Janis Joplin, dai Jefferson Airplane, dai Grateful Dead, da Hendrix e Crosby Stills Nash and Young.

In giro capisci ancora che quello è stato l’inizio, nonostante la California sia anche la terra del salutismo, dell’abbronzatura e si veda un numero sterminato di uomini e donne abbondantemente rielaborati dal chirurgo estetico. Le contraddizioni sono ovunque…nelle democrazie quanto nei regimi totalitari….poi capo a 10 ore mi trovo a respirare l’aria parigina dove essere intellettuale è d’obbligo…la divisa per l’uomo restano i colori grigio e nero…retaggio dell’anarchia, dell’esistenzialismo…così come le conversazioni già a partire dallo steward dell’Air France vertono su teatro,pittura e letteratura.

Quattro ore d’attesa, poi si parte verso Genova. E’ sempre bello arrivar dal mare, vedere la costa, i porticcioli anche se ne vengo dalle grandi baie e dai grandi  ponti…poi atterri e ritrovi la tua città, l’unica a mia memoria dove il carrello per metter su le valigie è a pagamento (2 euro) ….non li ho…non vedo una macchina convertitrice da banconote a spiccioli e rinuncio sfondandomi la schiena con uno zaino zeppo d’attrezzature, una borsa col pc e un trolley con gli abiti….leggo il disappunto  per la stessa cosa  nei turisti stranieri appena giunti…..il buongiorno si vede dal mattino…ma qui è pomeriggio e l’invito è lo stesso….PAGA PRIMA PRENDI POI….e dire che arrivo dall’America….

Capisco che se uno polemizza e risiede a Genova venga subito tacciato di mugugno, ma la mia è invece aspra critica…il mugugno è lamentarsi ad oltranza senza poi porre alternative ed azioni….nel mio caso è diverso, io agisco e questo è dimostrato dall’aver avuto Wenders a supervisionare una mia mostra a Berlino, e l’appoggio dello staff della Road Movies, dal fatto che l’unico libro su di me si chiami SOUS LE SIGNE DE L’ANGE e sia stato editato e stampato (nonché premiato per l’impostazione grafica) ad Avignone. Sono uno che per dirla con la lingua locale appena ha l’occasione giusta per  staccare "porta via il belino"….espressione genovese che letteralmente significa "portare via il cazzo" e trova equivalenti nell’idioma "alzare i tacchi"…."andarsene" etc etc

Quando insegno a differenza di un mio docente che avendo avuto esperienze all’estero faceva dell’autobiografia ….ho visto Picasso…ho incontrato tizio e parlato con Caio( ometto il nome perché trovo indelicato nominarlo…oggi è molto anziano e non proprio in ottima salute) cerco di integrare quanto ho imparato vivendo e lavorando a Parigi ( un nome a caso "Operà Bastille"…una coreografa a caso…Carolyn Carlson) con quello che permette qui il territorio e l’uditorio. La collaborazione col dott Brignone e l’hotel del Principe è un esempio di lungimirante proiezione da parte di un operatore che s’occupa di ben altro business perché  non ha dato la sua struttura in mano ad artisti affermati che la reinterpretino, ma a degli allievi che sperimentino le possibilità narrative della fotografia…..e questo in città è un rischio secondo la comune mentalità. Già perché in città si investe da sempre su quanto universalmente riconosciuto, consolidato e formalmente spesso già vecchio ed abusato altrove.

Genova riconosce a stento i suoi di Artisti….salvo rare eccezioni che più che privilegiare il contenuto della comunicazione e l’Arte usano il nome prescelto come cassa di risonanza per altro…soldi, sponsor e pubblicità per la città. ( periodo del G8 e poi manifestazioni del 2004)

Genova produce talenti che in tutti i campi, specie in quello della ricerca scientifica ancor prima che della musica e dell’Arte vanno altrove perché là trovano : rispetto per il lavoro svolto, riconoscimento a livello di gratificazione personale e il giusto compenso dal punto di vista economico.

 

Insomma sono tornato nella mia città ….ma non mi considero granchè genovese e vi spiego perché : mia madre è nata ad Alessandria da padre astigiano e madre alessandrina, la loro famiglia aveva lontane origini francesi e forse tedesche. Mio padre è di madre Emiliana ( dell’Appennino) e di padre genovese Giovanni Battista Terrile….ma lo sapete da dove viene il cognome Terrile e il relativo paese presso Uscio?

Nel 1600 un ufficiale austriaco molla il granducato di Parma e viene in liguria dove s’accoppia e figlia….l’italianizzazione del suo cognome dà origine alla stirpe dei Terrile…famosi poi dal 1824 per la fabbricazione di orologi da campanile …..

 

 

http://www.terrileorologi.it/

 

Ciao….il Terribile Terrile

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9 Comments

  • PlacidaSignora

    27/05/2006 - 18:30

    Bentornato, dolceTerribileTerrile ;-*

    Reply to comment
  • Nemie

    27/05/2006 - 20:01

    senza parole…belle foto!!

    Reply to comment
  • Pralina

    28/05/2006 - 13:36

    Che foto splendide, un po’ inquietanti, ma bellissime…

    ^____^

    Reply to comment
  • Pralina

    28/05/2006 - 13:37

    Ma davvero sei passato vicino a casa di Tom Waitts? e me l’hai salutato?

    ;)

    Reply to comment
  • albertoterrile

    28/05/2006 - 14:18

    SU T WAITS x Pralina

    …davvero ma non siamo andati da lui…si divide tra l’america e Parigi…

    Reply to comment
  • albertoterrile

    28/05/2006 - 14:28

    …in effetti il mio mondo interiore è inquietante, così come lo è stata la mia vita sino a pochi anni fà….ho vissuto artisticamente ma anche pericolosamente…poi ho scelto di continuare a raccontare questo “lato” che m’appartiene…amo la natura,il soffio del vento,la bellezza del creato…solo che la tratto in modo poco oleografico…sono un autore conscio del mio stile, duramente cercato e perseguito. Piaccio più in Germania e Francia che in Italia…non amo il fashion,il trend….cerco di cogliere l’essenza delle cose attraverso le forme del mondo…andar verso l’essenza spesso comporta come per il bosco l’addentrarsi al suo interno…bello e spaventoso talvolta…

    quando dico che non sono un fotografo adatto per i calendari ad esempio è perchè questi prodotti si fermano sulla superfice, sul seno e il deretano ma nulla dicono di chi in quel momento “ostende le sue anatomiche forme”….se poi oltre certe forme non c’è nulla…questo nel caso è un altro discorso….ma non mi riguarda.

    Le donne più belle spesso non sono nè sui giornali,nè alla tele o al cinema…occorre saperle vedere…l’aspetto è la prima cosa che ci arriva incontro…per l’uomo e per la donna, ma poi occorre scoprire,cercare,ascoltare…

    Reply to comment
  • Pralina

    28/05/2006 - 15:17

    Mi piace quello che pensi.

    :)))))

    Reply to comment
  • albertoterrile

    29/05/2006 - 21:13

    Ebbene lo confesso anche a me piace ciò che penso, come sono e quello che faccio. In America ho avuto modo di vedere che anche lì la mia visione funziona e piace, mentre in Italia mi sento francamente un pò lasciato da parte o comunque non compreso come da altri paesi…certo Nemo…profeta bla,bla,bla….

    Comunque già a suo tempo migrai per un pò a Parigi…ed oggi potrei anche pensare di andarmene oltreoceano ….visto che qui tutto è troppo statico per la mia indole….poi in Italia ,e questa è grande vergogna c’è poco rispetto per chi l’arte la pratica e la vive….lontano dalle mode e dalle tendenze…la sperimentazione nel linguaggio non è necessariamente eclatante…palese e tantomeno dirompente…dopo il dadaismo …ogni altra cosa è stata….

    …tanto è inutile…persino parlarne…

    Reply to comment
  • cristina terrile

    04/10/2012 - 14:25

    Scrivi belle parole nel tuo blog e lasci fantastici momenti della esistenza con le tue foto.
    Grazie per questi momenti di armonia.

    Reply to comment

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Cara Virginia, sono felice di averti laureato l'al Cara Virginia,
sono felice di averti laureato l'altra mattina.
La tesi sull'intima malinconia l'ho intesa come un piccolo reportage dell' Anima.
Dobbiamo sempre guardare oltre l'immagine, oltre la parola " oltre noi stessi".
 
Quando il tuo relatore, prof Andrea Botto ha detto d'averti consigliato la visione del film  Lisbon Story di Wim Wenders con Rudiger Vogler ho fatto un volo a ritroso.
 
Successe che Invitai l'attore a Genova neppure un anno dopo aver girato quel film di Wim. Trascorremmo un pomeriggio assieme parlando di Cinema mentre scattavamo delle fotografie che avevo in mente.
 
"Vorrei che lei interpretasse per me "il fotografo" una figura  che , prima di tutto ,vede le cose del mondo.
Fu bello sentirsi dire :- Perché  non ha scelto di fare il regista? Lei sa far capire molto bene a un attore cosa  deve metter in scena.
 
L'altra mattina, nell'afa dell'aula 5H mentre mostravi la tua tesi io sono ritornato a un altro Aberto, quello  che  aveva esposto a Berlino nel 1995,  quello che frequentava Wim e Donata Wenders e che sperava di dimostrare alla gente il valore delle sue immagini.
 
Non so cosa vorrai fare nella vita, qualunque cosa sia, falla con amore.
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ORA ET LABORA Siatene pur certi, figli miei: qual ORA ET LABORA

Siatene pur certi, figli miei: qualsiasi specie di evasione dalle realtà oneste di tutti i giorni significa per voi uomini e donne del mondo, il contrario della volontà di Dio. Dovete invece comprendere adesso — con una luce tutta nuova — che Dio vi chiama per servirlo "nei" compiti e "attraverso" i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno.
Sappiatelo bene: c'è "un qualcosa" di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. A quegli universitari e a quegli operai che mi seguivano verso gli anni trenta, io solevo dire che dovevano saper "materializzare" la vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione — così frequente allora, e anche oggi — di condurre una specie di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene. No, figli miei! Non ci può essere una doppia vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev'essere — nell'anima e nel corpo — santa e piena di Dio: questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali. Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai.
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