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Posted on 09/11/2011 at 09:13 by Alberto Terrile / 0

FACCIUNMIRACOLOCLAUDIOROCCHIDALNUOVOALBUMINALTO

FACCI UN MIRACOLO

in Alto (cramps)

Il disco è in effetti, in definitiva, uno dei migliori deliri psichedelici che Claudio abbia concepito dai tempi di Volo Magico. Solo, oggi, l’artista pare aver messo a frutto tutti insieme in un unico splendido mosaico i benefici dei precedenti viaggi ed essere risucito a padroneggiare con destrezza le proprie armi interiori, realizzando qualcosa di molto vicino ad una reale magistrale alchimia.»

(by Andrea Zampieri) – leggi lla recensione completa a  http://www.cinemartmagazine.it/?p=7517

Photobucket

Claudio Rocchi vola ancora… "In alto" di Antonello Cresti

Ci sono voluti ben 18 anni perché Claudio Rocchi proseguisse quel suo “ritorno” musicale iniziato nel 1993 con il suo primo album dopo 14 ulteriori anni di vita comunitaria presso gli Hare Krishna… Questo per dire che in epoca di slow food, Rocchi sembra apprezzare la slow music, proporre qualcosa quando si sente una reale urgenza. Certo, una personalità vulcanica come quella del cantautore milanese in questi anni non è certo stata a riposo e sono tante le esperienze intrecciate felicemente da Rocchi, ma ci cominciava davvero a mancare quel modo di raccontare le cose, in maniera al contempo asciutta e visionaria, di cui solo l’autore di “La tua prima luna” è capace. Ecco dunque un nuovo album, significativamente intitolato “In Alto” (una vera presa di posizione metafisico-politica, verrebbe da dire…) e altrettanto simbolicamente uscito con la rinata etichetta Cramps. Il contenuto? Rocchi sembra in questa sua nuova opera riannodare coscientemente i fili del suo passato più antico -si apprezzi in tal senso il minimalismo delle strutture proposte, certi odori da psichedelia anni ’60, la volontà di lavorare sul classico formato canzone- ma al contempo sembra gettare un ponte su dimensioni almeno parzialmente desuete per lui… E’ vero che Rocchi era stato un pioniere dell’elettronica a metà anni ’70, ma ascoltare le temerarie batterie elettroniche, certe “sporcatore” da suono digitale, sembra davvero LA sorpresa di questo riuscito ritorno discografico. Un Rocchi che riesce nuovamente ad essere fruibile, leggero, ironico senza rinunciare alla sperimentazione e alla profondità: in tal senso paradigmatici possono essere anche i testi dei brani qui proposti, tutti estremamente diretti, nei quali non si fatica a riconoscere il menestrello psichedelico che aveva incantato i cenacoli “spiritualisti” dell’Italia degli anni ’70, ma nei quali soprattutto compare una esplicita presa di coscienza che non esiteremmo a definire “politica”… un chiaro segno della crisi definitiva dei tempi che stiamo vivendo? Rocchi però, si diceva, veleggia sorridente “In Alto” e certo non conosce toni da comiziante, regalandoci riflessioni sempre personali. Dopo tanto silenzio insomma Rocchi stupisce pur non rinnegando niente di se stesso… Lo sberleffo maggiore semmai sta nella scelta di far uscire, dopo tanta apparente inattività, ben due album che lo vedono coinvolto: nel giusto entusiasmo creato dal suo nuovo lavoro solista rischia infatti di passare inosservato uno split-cd recentissimo realizzato a metà con gli Effervescent Elephants di Lodovico Ellena, mitica formazione neo-psichedelica degli anni ‘80, e peraltro godibilissimo, soprattutto nelle lunghe, visionarie, partiture strumentali, davvero una boccata d’aria nel clima plastificato di questi tempi. Una piccola nota finale: Ellena è uomo di estrema destra, Rocchi ha seguito itinerari affatto differenti… Schizofrenia? No semplicemente un'altra conferma della incredibile libertà che offre il grande ombrello della controcultura psichedelica, un momento concettuale che tuttora personalmente ci sentiamo di difendere. Bentornato Claudio, alla prossima sorpresa!

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Stampavo poi tutto su carta baritata 50 x 60 e devo dirlo ,era un ‘ altra epoca, non dico meglio o peggio dico solo che era un tempo diverso...
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