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Varie

Posted on 30/10/2011 at 08:20 by Alberto Terrile / 2 Comments

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NUVOLE ALL’ALBA

Larrio Ekson / A place to be

 

Corre il vento del grande mare rovesciandosi tra le piante e i terrazzi, creando scompiglio nelle nostre piccole vite.

 

Nel gennaio dell’anno millenovecentonovantatre, la vita, cogliendomi di sorpresa, mi offrì l’opportunità di sperimentare una profonda crisi personale.

Avevo perso tutto nella frazione di un battito di ciglia: gli affetti, la voglia di creare e il lavoro.

 

Una voce lontana, cantilena di foglie da quieta boscaglia sussurrò :- Devi voltare pagina. Vieni a Parigi. Lì, c’è un posto per te.

 

Quelli che consideriamo gli incidenti che la nostra esistenza incontra, si riveleranno a posteriori, come  le occasioni della rinascita, i nastri di partenza, i nuovi capitoli del libro della nostra Vita.

 

La mia amicizia con Larrio  Ekson era nata pochi anni prima, parlando e facendo delle fotografie. La fotografia è la mia vocazione.

Il Fotografo è l’attento lettore del libro del mondo, colui che con grande attenzione, osserva la luce del sole deviandone a suo piacere il corso.

Il fotografo ha una specificità: l’aver a che fare con “il visibile e l’invisibile” perché non vede unicamente la realtà che ha di fronte, ma nel medesimo istante la fotografia che è ancora da venire.

Il mistero degli occhi dimora nel “vedere” del soggetto e dell'oggetto.

Gli occhi di Larrio sono grandi per permettergli di abbracciare empaticamente tutto quel mondo che ha attraversato danzando.

 

Un adolescente a new york è stato prescelto dalla danza come la primavera prende il primo albero per annunciare la stagione della fioritura.

 

Mia sorella Eleonora aveva la passione per il balletto ma i miei genitori non volevano che andasse da sola a teatro. Il ruolo di fratello maggiore era fatto di svariate competenze dettate dall’intimo al pari di quelle indotte dai famigliari. Alla prima specie appartiene quel mio dare “sempre e comunque quello che impropriamente è stato definito il cattivo esempio”, perché il mio “essere fanciullo” è un composto  di anarchia e di eversione debitamente spolverate di spirito e di fantasia!

Il secondo compito era quello di accompagnarla a vedere i suoi miti a teatro .

Ogni adolescente sviluppa degli amori che segneranno poi gli anni a venire. La passione di mia sorella per la danza, che declinerò attraverso centinaia di immagini, credo di averla assorbita per vicinanza in modo assolutamente incosciente quanto naturale.

L’adolescenza è quella stagione dell’Anima in cui aspiri la vita, in totale profondità,  al punto di sentirla bruciare dentro te. L’adolescenza per me era “senza filtro” e diverrà quella luce che andrà a pennellare i momenti della vita ancora a venire.

Di quegli anni ho due ricordi, il primo è una coda infinita affinché Eleonora potesse stringere la mano a Luciana Savignano il secondo è legato ad alcuni strani balletti con un uomo e una donna che mi ricordavano due sculture di  Alberto Giacometti, statue  che qualcuno aveva intinte nell’arcobaleno.

La seconda memoria rievoca il mondo coreografico di Carolyn Carlson, quell’universo che ha avuto come alter ego Larrio Ekson. Assieme erano significato e significante elevati all’ennesima potenza. Sono stati una grande coppia artistica, la loro unione creò un unicum che singolarmente forse non hanno mai raggiunto.

Quale è  in definitiva il compito di un artista ? Rivelare e svelare  quella che è la bellezza che   riconosce attraverso le forme  del mondo. La forma – affermava Michelangelo – esiste già nella materia. Ma occorre l’arte dell’uomo per portarla alla luce. La materia senza la forma è muta, non parla. La forma senza la materia non può nascere ed è senza casa. Ecco il grande compito dell’artista: generare al mondo la forma della bellezza che si nasconde nella materia. Il bello che splende alla mente, l’artista lo fa percepire nelle forme che imprime nella materia.

Larrio e Carolyn hanno fatto pulsare due cuori in un corpo solo e un giorno si sono lasciati come è giusto che sia, come  accade in quasi tutte le coppie siano queste artistiche come  di fatto.

Due sperdute siepi di robinia scelsero di dileguarsi nell’aria scura del tempo.

 

 

Larrio che danza o coreografa è la proiezione  che tutti hanno davanti agli occhi, l’immagine pubblica, quella del professionista cui chieder l’autografo o col quale farsi scattare una foto ricordo.

Larrio con il Living Theatre, con La Mama, con Carolyn Carlson, con Bejart,fotografato da Jean Loup Sieff etc etc.

L’amicizia è un’altra chiave d’accesso alle persone, è qualcosa che apre porte su altre stanze. Attraverso l’amicizia ho potuto conoscere e vivere una parte più intima di Larrio dai racconti di un’adolescenza inquieta nelle strade di NYC alle intricate storie  famigliari sino alle esperienze di teatro e di danza  che  lo hanno visto cittadino del mondo.

 

Per tutto il 1993 ho abitato un piccolo appartamento parigino che Larrio mi offrì gratuitamente, le mie solitudini rimbalzavano sulla tappezzeria dove campeggiava una vecchia foto di famiglia che  lo ritraeva bimbo assieme alla sorellina, vegliati dai genitori.

Se non ci fosse stata quella casa che dava su un cortile nei pressi di boulevard de Clichy, quella finestra che guardava il retro del Moulin Rouge credo che i miei “Angeli” oggi divenuti il mio lavoro di maggior successo, non sarebbero mai venuti alla luce.

Nel silenzio del mio cielo, Larrio l’ eterno fanciullo, ha indicato una piccola luce,una stella per infondermi speranza, come si fa da piccoli con i compagni di giochi. Entrambi  in fondo, siamo dei bambini che abitano il corpo di un adulto e non è un caso se, con molto affetto, lui mi battezzò: “ il mio piccolo fratello”.

 

L’aria di Parigi è rugginosa e vecchia, quell’aria che nasconde il fiato di molte vite che l’hanno attraversata, Parigi è il franare d’ombre pesanti come nubi gravide di pioggia che ne misurano la volta celeste. Da quel cielo sono scesi tra di noi molti dei miei Angeli.

Larrio ne interpretò tre, realizzati in periodi differenti. Se per l’osservatore questo potrà essere la scelta naturale relativamente all’uso che ha sempre fatto del suo corpo in relazione allo spazio, con queste righe vengo a testimoniare altro, cantando attraverso il mezzo creativo una vera amicizia.

In quasi trent’anni di carriera artistica ho incontrato e lo dico con rammarico, tante persone che hanno abusato di questo  termine “A M I C I Z I A ” per far leva sulla mia ingenuità e  sfruttare gratuitamente il mio occhio per il loro futile tornaconto: dare “un segno forte” alla loro immagine

Larrio  è  diverso. Lui ha sempre offerto ciò che aveva (  il cuore e un’accesa sensibilità),senza chiedere o pretendere mai nulla in cambio.

Il suo piccolo fratello lo ha visto  sorridere e infondere entusiasmo in migliaia di ragazzi delle sue master class  così come dispiacersi quando il suo nome veniva dimenticato oppure omesso in contesti legati al mondo tersicoreo.

Non sempre  esiste in terra giustizia per ciò che facciamo, il mondo rassomiglia giorno dopo giorno  ad una sfrenata corsa per la costruzione del mausoleo dell’ego.

 

Perché non ho scritto del grande danzatore e delle sue capacità tecniche ed espressive?

Perché quelli sono dati evidenti per chiunque abbia avuto modo di assistere all’epifania di uno spettacolo da lui interpretato.

Ho scritto del  Larrio che conosco, l’uomo che ancora oggi dopo tanti anni, se non mi sente per troppo tempo, mi raggiunge sul portatile la sera, sempre attorno alle 22 per domandarmi  in un italiano tinteggiato di inglese e francese:-

 

“Ehi piccolo fratello cosa succede? Va tutto bene? Lo sai che se hai bisogno qui c’è sempre un posto per te.”

 

 

Alberto Terrile

Genova Aprile 2011

 

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Terrile
http://en.wikipedia.org/wiki/Alberto_Terrile
http://cs.wikipedia.org/wiki/Alberto_Terrile

http://pl.wikipedia.org/w/index.php?title=Alberto_Terrile&stable=0&shownotice=1

 Testo scritto per il libro REMEMBRANCE: LARRIO EKSON a cura di Gabriele Romeo

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2 Comments

  • utente anonimo

    03/11/2011 - 18:36

    che bel testo, belle immagini. Dovresti inquadrarle nei pass partout come fai con le foto. Ci hai mai pensato? :-)
    andrea.

    <<Il Fotografo è l’attento lettore del libro del mondo, colui che con grande attenzione, osserva la luce del sole deviandone a suo piacere il corso.

    Il fotografo ha una specificità: l’aver a che fare con “il visibile e l’invisibile” perché non vede unicamente la realtà che ha di fronte, ma nel medesimo istante la fotografia che è ancora da venire.>>

    <<L’aria di Parigi è rugginosa e vecchia, quell’aria che nasconde il fiato di molte vite che l’hanno attraversata>>
    ecc.

    Reply to comment
  • albertoterrile

    04/11/2011 - 09:43

    Questo testo è stato editato per un libro. Ho in archivio immagini e testi di Erbacce : esercizi di botanica dell'Anima. Sarebbe un testo che farebbe felici parecchi lettori di questo diario, coloro che amano il mio rapporto col mondo naturale e il ricordo di un 'infanzia profumata d'innocenza. Sfortunatamente chi mi legge non edita libri mentre coloro che lo fanno e mi conoscono non sono attratti da certe poetiche. I libri d'immagine non hanno mai pagato.
    Oggi il gusto è sceso dai piani alti all'ammezzato in soli tre anni. Se la televisione commerciale seminò gli archetipi della superficialità la bastonata finale è giunta IN CARROZZA attraverso il social network più gettonato: FACEBOOK. Le pretese autoriali di massa ( tutti artisti,fotografi,poeti e musicisti) mostrano uno scenario di dilagante pochezza,volgarità tout court….camion di spazzatura che scaricano ogni minuto in bacheca troppe immondizie.

    Reply to comment

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OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FEST OGGI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 - QUARTOPIANETA FESTIVAL 11 EDIZIONE-INDIFFERENZA
 
LE BOTANISTE 1994
 
 
Quando Alberto mi chiese, mesi fa, un contributo per LA LUNGA STRADA DI PER PAOLO PASOLINI pensai a questo lavoro mai esposto ( quindi inedito) del 1994.
 
In 5 immagini sfilano alcune delle mie influenze/suggestioni : CARAVAGGIO, LA PITTURA BAROCCA, DEREK JARMAN , COCTEAU,PASOLINI.
 
Procedo a braccia larghe nella mia esistenza, perchè desidero portar con me chi mi è caro.
 
Vado avanti con AMORE E ENTUSIASMO.
 
Sono trascorsi 28 anni dagli scatti e mi sembra che tutto sia accaduto da poco, qualche mese fa potrei dire...
 
I fatti cronologici della vita dimostrano l'esatto contrario.
 
Non importa, io sono lì in quell' ALLORA come sono QUI oggi .
 
L'entusiasmo tiene a discapito del peggiore momento storico io possa aver infilato ( proprio come un tunnel ) in 61 anni di vita.
 
Nella mia carriera ho esposto prevalentemente in musei o spazi alternativi rispetto alle classiche "gallerie" ( con cui comunque ho avuto e ho rapporti).
 
Con l'ex ospedale psichiatrico ho un rapporto che comincia nel 1988 .
 
Sempre a Quarto tra il 1994 e il 1997 ho realizzato alcuni pezzi del mio work in progress NEL SEGNO DELL'ANGELO.
 
Spero di vedervi A QUARTO/EX OSPEDALE PSICHIATRICO Via Maggio 4 oggi pomeriggio alle 17...
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LE BOTANISTE GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 LE BOTANISTE
 
 
GIOVEDI 15 SETTEMBRE ALLE ORE 17 all'EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI QUARTO IN VIA GIOVANNI MAGGIO 4, PRESENTERO' UN LAVORO INEDITO
 
LE BOTANISTE 1994 Les Aigues Vives, FR
 
 
Allego un breve estratto dal testo che ho scritto per raccontare il lavoro e il clima in cui vide la luce
 
 
"Scompigliati dal Mistral, con le bocche profumate di anice abitavamo una sorta di magico sogno di mezza estate.
Vivevamo tutti nella tenuta sita nella zona di Aigues-Vives, c'erano pittori, danzatori e coreografi, molti musicisti e un fotografo.
Si parlava prevalentemente il Francese e lo Spagnolo.
La masseria viveva un continuo andirivieni di persone, alcuni si portavano appresso la famiglia. C'erano quindi anche parecchi bambini che divennero ben presto soggetto di molte mie fotografie.
Mangiavamo tutti assieme nel patio di Jackie e Angele, ci scambiavamo esperienze e condividevamo progetti lontani anni luce dalla dimensione attuale così sporca di autoreferenza e traghettata ogni dove da internet.
Ognuno manteneva le sue radici culturali e il suo approccio creativo per arricchire l'altro e mai per scavalcarlo.
Ero stato soprannominato "il piccolo italiano". Sempre pronto a documentare fotograficamente persone, luoghi, eventi o a duettare con il mio set d'armoniche e la voce con i musicisti che passavano di là."
( continua)
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Estate  2022
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TRATTENERE Se il quadro è una copia della cosa TRATTENERE
 
Se il quadro è una copia della cosa raffigurata, allora la fotografia ha un fondamento più autentico che racchiude in sé qualcosa di «magico» dell’oggetto. La fotografia coglie, trattiene ed esprime la riverberazione della magia che l’oggetto suscita. In una parola, scrive Susan Sontag, mentre il quadro raffigura, la fotografia acquisisce.

Attraverso la fotografia, ci impossessiamo dell’oggetto per sostituzione. Se comprendiamo questo, allora riusciamo a spiegarci il senso di unicità che si accompagna a certe fotografie: quelle, cioè, che trattengono momenti, cose o persone non più presenti. 

Quest'estate ho percorso più volte il tratto di strada che la foto del 2005 mostra.
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La ragazza esiste. Oggi è una donna, una mamma.
La stampella apparteneva a mia zia Elena scomparsa da tempo.

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