Varie
1985 – Immagine non utilizzata da FRIGIDAIRE
…MA IO NON SONO UN MOSTRO…
Strappo una pagina del diario di bordo di questo ultimo periodo la fisso sul muro di luce che chiamiamo schermo, ma scivola in basso. A volte le parole sembra rifiutino di propria sponte che altri occhi le soppesino o forse è solo il timore che le scorrano in velocità. E’ il pudore dei pensieri che le protegge o è la loro stessa intrinseca natura? E’ buffo come tutti usiamo le stesse parole per raccontare, un po’ come si fà per le immagini, solo alcuni però divengono scrittori, altri artisti e molti , i più, restano confinati nell’anonimato delle loro pagine, nascoste in cassetti segreti. Oggi con i blog è un’esplosione di “intimità” che incontrano altrui esternazioni. Per mè il journal è compendio al sito, un modo per esser aggiornati in tempo reale su quanto accade nella mia esistenza, luogo dove l’uomo e l’artista mettono nero su bianco progettualità, proclami d’amore e di odio per il visibile il contemporaneo ed altro ancora. Non faccio distinzioni di casta quando scrivo e come più volte mi è stato fatto notare, forse scrivo per mè. Parlo a voce e parlo di mè. Questo è un mio grande difetto. Mi metto innanzi tutto e tutti. Edifico una costruzione e la demolisco, ma mal sopporto certe inferenze. Confesso pubblicamente che per resistere oggi nel sistema dell’Arte, o forse anche nel sistema della vita occorre un discreto egoismo. E’ ironico, perché in genere non ho mai negato i miei favori, l’aiuto a terzi in prima persona, sul campo, non nella buca dell’elemosina. Ma tendo ad attribuire troppa importanza a certi miei pensieri e finisco per sembrare totalmente incosciente all’altrui vissuto. Forse è per questo che una persona da mè ritratta viene estrapolata dal suo vissuto e catapultata con grazia e discrezione nel mio flusso di vita, facendosi così corpo esteriore dell’opera. E’ terribile questo, ma in realtà adopero le altrui sembianze per dar la mia versione dei fatti, però non opero violentemente questo, sfilo al soggetto qualcosa che gli appartiene e lo cucio con quanto mi è proprio. Lavoro come certi registi, più che come un fotografo ed oggi mi spiego quando Claudia M. o Nelly F.(due persone, care amiche che spesso ho utilizzato per mie immagini) hanno detto :- …..a Terrile non si può proprio dire di nò…….
Non sono un orco, nè un mostro e chi mi conosce lo sa. Forse dietro a certo mio vacillare e apparir fragile, timoroso e perfino pauroso c’è una grande chiarezza su ciò che desidero fare…..o continuare a fare….è l’eterno dilemma di quel quadro, al quale si lavora tutta una vita, vita che non basta mai, vita che interrompe bruscamente talvolta quel pensiero,mille volte pensato e sempre terribilmente lontano da quella perfezione e purezza che conosciamo ma fatichiamo a tradurre.
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