Dario Cincilla
A volte penso che l’amore di cui sei portatore tu forse non vuole un oggetto specifico, ma è diretto a tutto il creato, a tutto ciò che semplicemente esiste. Per questo la fotografia ne è l’espressione. Un’espressione che lo rivela ma che allo stesso tempo cerca di trascenderlo. Anzi, direi che la tua fotografia ci riesce a fare questa operazione, a trascendere i suoi oggetti in una forma ulteriore, mentre tu le resti come indietro, e ti affanni ancora inseguire l’umano, invischiato nelle passioni di quaggiù. Forse farnetico, tra il sonno e lo straniamento del viaggio : le “passioni di quaggiù” e l’umano da un certo punto di vista sono tutto quel che abbiamo e non si può biasimare nessuno per inseguirle, per affannarsi. È quello che facciamo tutti. Ma è vero anche che c’è qualcosa che a te spinge verso altre direzioni, me ne hai parlato spesso. E se ti penso, alla tua vita e a quello che mi racconti di te, ho la sensazione che il pellegrino che hai dentro debbe ancora partire ed ha ancora molta bellezza da vedere in questo mondo. Non posso accettare che le cose ti remino sempre contro, non è giusto, e anche se sicuramente c’è un motivo a tutta questa sofferenza, il vento cambierà.