René Aubry
Parigi
Varie date 1993/1995/1997
Nel Marzo del 1993 andai a vivere a Parigi circa un anno. Larrio Ekson aveva deciso che era venuto il tempo che cambiassi vita: –Alberto , you have to turn the page, come to Paris !
Non conoscevo praticamente nessuno a parte lui, ma usai quel senso di solitudine che sgorga quando sei straniero in un’altra città per intinger la mia penna ( la Fotografia è scrittura di luce) nel perfetto calamaio.
Paris 1993
Qui, dal mio libro SOUS LE SIGNE DE L’ANGE ricordo come andò:
Nel gennaio dell’anno millenovecentonovantatre, la vita, cogliendomi di sorpresa, mi offrì l’opportunità di sperimentare una profonda crisi personale.
Avevo perso tutto nella frazione di un battito di ciglia : gli affetti, la voglia di creare e il lavoro.
Lasciai la mia casa coperta da un manto di polvere, per trasferirmi da un amico.
Il giorno e la notte erano un continuum. Il tempo scorreva lento, ed io sopravvivevo nella penombra di una tapparella abbassata. Non mangiavo nulla e mi muovevo meno.
Non c’è recinto che possa contenere l’anima umana.
Senza gioia, giocherellavo con la gatta e bevevo forte, scendevo giorno per giorno in un abisso del quale pareva impossibile intravedere il fondo.
Poco prima del mio trentaduesimo compleanno, nel mese di marzo decisi di voltare pagina trasferendomi a Parigi dove Larrio(1) poteva ospitarmi. Presi possesso di una stanza con vista sul retro del Moulin Rouge, in boulevard de Clichy, zona Pigalle, poco sotto Montmartre.
Non conoscevo assolutamente la lingua francese; la mia maestra fu una bimba senegalese di 6 anni che viveva con la sua famiglia nello stesso immobile. Attraverso la forma semplice dei suoi costrutti cominciai ad apprendere la lingua e a comunicare, sebbene, a parte Larrio, Birdy(2) e Carolyn Carlson(3), non conoscessi altre persone nella capitale francese.
Ero partito con pochi soldi che cercavo di gestire accuratamente come potevo.
Per integrare il fondo, ogni tanto suonavo l’armonica a bocca con un chitarrista di strada conosciuto per caso in rue des Abbesses . Con i pochi franchi raccolti, mangiavo un sandwich o acquistavo della vodka al supermercato.
Il bere non aiutava a dimenticare i dolori. L’alcol faceva riemergere figure scomparse tragicamente, amici che si erano consegnati in circostanze diverse alla morte.
L’umore era quello di un giovane come tanti, arrabbiato con la vita e con il mondo, incapace di comprendere che i semi di quel malessere si trovavano interrati nel suo giardino.
Una sera, un forte temporale mi sorprese mentre ero ancora per strada. Trovai riparo in un bar tabacchi in rue Lepic, ordinai una birra, e scolo d’acqua presi a scrivere di getto questa frase su un foglio di carta che avevo in una tasca: Le forme simboliche vuote, ricevono l’immaginario delle masse. Preferisco abitare la periferia del sistema, nella quotidiana sospensione tra il Paradiso e l’Inferno di ogni mia giornata.
Nacquero così i miei Angeli, da quella frase e non da una fotografia scattata per caso, scrissi come fossi guidato da una mano dall’alto ciò che ero, quanto mi apparteneva e ciò che non riconoscevo. Sulla mia tomba potrei far incidere queste parole seguite da ” Scusate, ho solo cambiato il punto di visuale”
La fotografia racconta sempre delle storie, piccole storie, micro racconti. Quella che pubblico è una di queste e mi vede in qualche modo dentro&fuori. Racconto ma non mi nascondo, anzi scelgo un riflesso, non l’unico se guardate con attenzione l’immagine e attraverso un melancolico sguardo fuori di René parlo delle scissioni che vivevo al tempo, scissioni che ancora oggi talvolta m’abitano.
Da quelle frequentazioni e dal mio modo di fotografare mai impositivo, tra una chiacchera e l’altra nacque anche qualcosa che poi diverrà una copertina per un Album di Renè.
Renè posa sdraiato sul divano guarda la sua pianta grassa .Io in camera oscura, su un vetro che metterò poi sulla carta ai sali d’argento,scrivo un’immaginaria musica.
Stampa corrosa con acidi
Scattai anche un Angelo con René e lo fotografai svariate volte dal vivo,qui una dia risalente credo al 1997.
Qui un suo brano, qualcuno ha trovato un mio scatto in rete di Renè e l’ha usato!
Ma oggi è il suo compleanno… quindi…Auguri René..di cuore,
Alberto ;-)
Realizzata con: Hasselblad 500 cm
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 1993/1994/1997
Luogo: Parigi
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