Padre Ettore Turrini
Iola/ Il poggetto
18-8-2010 ore 18.51
Sono cresciuto con Padre Ettore, classe 1926.Lo incontro da decenni l’estate quando ritorna a Iola dall’Amazzonia dove lotta per la foresta. Sempre in contatto con mia madre per via epistolare mi spiegò, quando ero ancora piccolino, che molti dei mobili da giardino, dei pavimenti, fondamentalmente tutto quanto è realizzato usando il teak è “legno macchiato di sangue”, quello delle tribù che non volendo abbandonare i loro villaggi venivano sterminati da coloro che trafficavano in legname.
Dall’Unità
ETTORE E PAOLINO MISSIONARI DALLA PARTE DEI SERINGUEIROS
di Giulia Gentile
Dagli Appennini emiliani alle sperdute foreste amazzoniche, per difendere i diritti degli Indios e quelli degli alberi. Si dicono «marchiati per morire» padre Ettore Turrini e il suo compagno Paolino Baldassarri, due anziani missionari che da oltre cinquant’anni hanno abbandonato le comodità della «grassa» Emilia per vivere fianco a fianco con i «seringueiros» (raccoglitori di caucciù, ndr) nello Stato dell’Acre, sulla punta nord del Brasile al confine con il Perù. «Marchiati per morire» come suor Dorothy Stang, la religiosa americana trucidata in Febbraio in Amazzonia perché «faceva esattamente quello che facciamo noi», difendere la foresta e la popolazione locale contro gli interessi dei «madeireiros» (trafficanti di legname, ndr), degli allevatori e dei coltivatori di soia, che negli ultimi mesi hanno scatenato un’offensiva senza precedenti ai danni del maggior patrimonio d’ossigeno del pianeta. Padre Baldassarri è nato a Loiano, sull’Appennino bolognese, settantanove anni fa. Esattamente come padre Turrini, che invece è originario di Montese, sulle montagne alle spalle di Modena. La loro comunità a Sena Madureira, dove l’ordine dei Servi di Maria è presente dal 1920, fino a qualche anno fa faceva capo a Bologna, ed oggi si prende cura degli interessi di una parrocchia estesa territorialmente quanto il Belgio. Il lavoro da fare è enorme, una lotta contro i mulini a vento. Ma, «costi quel che costi», i due battaglieri missionari continuano a denunciare con forza gli abusi commessi dai grandi latifondisti e dai trafficanti di legname sulla popolazione india. Indicati dal ministro brasiliano all’Ambiente Marina Silva come i maggiori difensori del mogano in Amazzonia, i due religiosi hanno appena portato a Brasilia una petizione per salvare le foreste dell’Acre. Attraverso cavilli legali, sono riusciti a fermare temporaneamente il taglio degli alberi, facendo sì che l’area della loro parrocchia venisse dichiarata parco naturale. Ma ora si aspettano la reazione dei grandi interessi che stanno dietro gli appalti del «Seringal Oriente». «Quei due conoscono la foresta come nessuno» racconta Padre Giuseppe Benassi, priore della basilica bolognese di Santa Maria dei Servi che, da ragazzo, ha compiuto il periodo del noviziato assieme a Padre Paolino e, da superiore provinciale, ha visitato molte volte la missione brasiliana. «Piante speciali», li chiama Padre Benassi, e ricorda che «a Sena Madureira ogni mattina, all’uscita della chiesa, c’era sempre una lunga fila di persone ad aspettare padre Paolino. Ha una specie di ambulatorio dove cura i malati con le piante officinali, ed è tanto amato che la gente di lì lo chiama ‘il santo del fiume Jaco’». Padre Paolino coltivava il sogno delle missioni fin da ragazzo, «l’ultimo ciclo di studi l’ha fatto a San Paolo – spiega Benassi – e poi è stato ordinato in Brasile nel 1953». Il suo compagno, padre Ettore, «è partito subito dopo essere stato ordinato, nel 1950. Scherzando, fra di noi diciamo che lui ‘è anche’ in Brasile, perché viaggia tantissimo e non sta mai fermo. Nei primi anni ’70 riuscì a penetrare anche nella Cina di Mao: quando rientrò in Italia finì su tutti i giornali, e il Vaticano lo convocò per fotografargli il visto d’ingresso!». E’ talmente conosciuto nell’Acre che padre Baldassarri giura di aver visto, in un villaggio sperduto, una via intitolata a lui. Oggi, chiude Benassi, a Sena Madureira la gente del villaggio minaccia i «potenti» di «non toccare Turrini perché è ‘un duro’, e di non toccare Baldassarri perché è ‘un santo’». Ma rientrato in Amazzonia un mese fa, dopo una brutta bronchite tropicale curata a Bologna, padre Ettore non è affatto ottimista circa il futuro suo, del compagno, e della «loro» foresta amazzonica. «Qui se continua così si va verso la distruzione totale – accusa -, pubblicare quello che denunciamo potrebbe senza volerlo avvicinare la nostra fine. Ma siamo contenti di andare fino in fondo».
29 March 2005 pubblicato nell’edizione di Bologna (pagina 2)
Carissimi tutti
Amici della nostra foresta amazzonica: con tutto il cuore, ringraziamo il vostro interesse ed il vostro entusiasmo in favore della vita della foresta Amazzonica.
Novanta anni fa, nel 1920, da Bologna partirono i frati Servi di Maria per Rio Branco in Amazzonia.
Sono 62 anni che Padre Paolino Baldassari di anni 86, Padre Andrea Ficarelli di anni 90 e anche il sottoscritto di anni 86 anni, tutti dell’ordine dei Servi di Maria e tanti altri, stiamo lottando con ogni energia spirituale e morale difendendo l’ Amazzonia, la più bella foresta del mondo, sacrilegalmente distrutta. Credete, stiamo dando la vita per questa causa.
Vi preghiamo, parlate ai vostri amici in favore della vita degli Indios, dei Seringueiros e degli altri popoli della stessa foresta amazzonica e di tutte le foreste del mondo.
Uniti in preghiera in nome dei frati Servi di Maria,
Padre Ettore Turrini
Le notizie su P Turrini sono state raccolte da Giuseppe Gualandi. Tratto dal libro IOLA un ricordo,un’emozione,una speranza edito da Gruppo culturale “il trebbo”
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/l-amazzonia-di-padre-ettore-turrini/6280/default.aspx
Realizzata con: Canon Eos Mark II
Pellicola: //
Anno: 2010
Luogo: Iola / Il Poggetto
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